Arresto Di Lauro, gli investigatori passano a setaccio la vita del boss (VIDEO)

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    NAPOLI – Potrebbe essere stata una soffiata o un eccesso di sicurezza da parte degli affiliati del clan Di Lauro a permettere alle forze dell’ordine di individuare dopo 14 anni di latitanza il covo dove si nascondeva Marco di Lauro, ultima prima rosse del cartello criminale responsabile delle due faide di Scampia.

    Il 4 figlio di Ciruzzzo “O’ milionario” era scampato nella notte delle manette del 2004 all’arresto.

    In molti credevano si fosse allontananto da Napoli, ma il giovane boss, accusato per diversi reati legati al traffico internazionale di droga e possibile responsabile della mote dell’innocente attilio Romanò, era rimasto a casa nella sua Scanpia.

    Si era rifugiato con la sua compagna in una casetta al primo piano di via Emilio Scaglione.

    Una coppia come tante con tanto di gatti in casa. Una vita normale fatta anche di uscite, c’è chi dice travestito da donna.

    Un nascondiglio talmente evidente da essere invidibile agli occhi degli investigatori.

    Poi sabato mattina la svolta poco distante da quel covo.

    Un femminicidio compiuto da un suo affiliato che ha fatto crollare quel matello dell’invisibilità.

    Oggi Di Lauro è in carcere, ma sui social in tanti lo difendono, intanti credono ad una soffiata avvenuta all’interno del clan.

    Gli investigatori stanno analizzando oggi il mondo che circondava Marco Di Lauro, fiancheggiatori, amici, affiliati, anche chi gli aveva fittato casa.

    C’è da mettere insieme alcuni pezzi del puzzule criminale per mettere la parola fine a un ventennio fatto di omicidi, terrore e egemonia criminale.

    È stato fissato per domani mattina, davanti al gip di Napoli Pietro Carola, l’interrogatorio di Marco Di Lauro, ritenuto a capo dell’omonimo clan di Secondigliano, arrestato sabato scorso poco dopo l’ora di pranzo nel quartiere Chiaiano di Napoli, dopo 14 anni di latitanza.

    Ad assisterlo saranno gli avvocati Carlo e Gennaro Pecoraro.

    Al boss sono stati notificati, in questura, a Napoli, subito dopo l’arresto, l’ordine di carcerazione per associazione di stampo mafioso e droga, accuse che gli sono valse una condanna definitiva a 11 anni e 2 mesi di reclusione, e altre due ordinanze di custodia cautelare in carcere, entrambe per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata traffico di sostanze stupefacenti.

    “L’arresto di Marco Di Lauro rialza il velo sulla problematica delle discendenze camorristiche. Spesso i gruppi criminali si alimentano grazie alle ‘eredità’ che i boss lasciano ai loro figli.

    Il clan Di Lauro è un esempio lampante.

    Dei dieci figli maschi di “Ciruzzo ‘O Milionario” solo il più giovane è incensurato. Da tempo chiediamo una legge che permetta la revoca della potestà genitoriale ai delinquenti”.

    Lo afferma il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli.

    “La revoca della potestà è nell’interesse primario dei figli che, restando in famiglia, sono costretti a crescere in ambienti deviati dove il rispetto della legalità non è contemplato.

    Un humus criminale che li costringe giocoforza a diventare dei delinquenti.

    Questo meccanismo perverso permette ai clan di prosperare.

    Per questa ragione occorre spezzare questa catena.

    Tanti minorenni, figli di delinquenti, possono ancora essere salvati e ricondotti sulla strada della legalità”.

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