Nuove scosse, nuove paure. Ma le criticità restano le stesse. E il silenzio istituzionale continua.
Dopo il violento sciame bradisismico dello scorso marzo, circa 600 residenti di Bagnoli – l’area più colpita – sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per motivi di sicurezza e ospitati temporaneamente in strutture alberghiere.
In un primo momento era stato comunicato che l’accoglienza negli hotel sarebbe terminata il 30 aprile per mancanza di fondi. Solo successivamente, a seguito delle pressioni e delle proteste, la Protezione Civile ha concesso una proroga fino al 20 maggio, offrendo così qualche settimana in più per individuare soluzioni abitative alternative.
Il Comune di Napoli ha invitato gli sfollati a fare richiesta del Contributo di Autonoma Sistemazione (CAS), un sussidio economico destinato a chi riesce a trovare un alloggio in affitto. Ma il contributo dura al massimo sei mesi, e la ricerca di una casa si scontra con le difficoltà del mercato: molte famiglie denunciano ostacoli burocratici e richieste di garanzie spesso impossibili da fornire, come la doppia busta paga.
Nonostante le recenti scosse che continuano a colpire l’area dei Campi Flegrei, al momento non risultano nuove proroghe ufficiali oltre il 20 maggio. La precedente estensione era stata stabilita durante una riunione in Prefettura il 17 aprile 2025, ma resta subordinata al rimborso da parte del Dipartimento nazionale di Protezione Civile per i fondi spesi durante lo stato di mobilitazione del 2024.
“Attualmente non ci sono comunicazioni ufficiali su un’ulteriore proroga oltre il 20 maggio” – dichiara Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra – “e per questo invitiamo le autorità ad agire con urgenza. È inaccettabile che si continui a intervenire solo quando la terra trema con forza, mentre si ignora l’emergenza quotidiana vissuta da centinaia di famiglie.”
“Il Governo – prosegue Borrelli – continua a puntare il dito contro gli abitanti dei Campi Flegrei, ‘colpevoli’ di amare la propria terra e volerci restare. Ma delle sue responsabilità non vuole sentire parlare. Se l’emergenza deve essere dichiarata a livello nazionale, che lo sia. Ma non per alimentare l’ennesima narrazione d’allarme: servono meno parole e più azioni concrete. La gente ha bisogno di un tetto, non di promesse.”