Negli ultimi mesi si è tanto discusso sul murale in zona Parrocchiella ai Quartieri Spagnoli dedicato al baby-rapinatore Ugo Russo, morto nel tentativo di rapinare un carabiniere fuori dal servizio in zona Santa Lucia, dove tra l’altro è stato realizzato una sorta di altarino abusivo con tanto di manifesti, foto del ragazzo e scritte sui muri e sui marmi dei palazzi.

A Quartieri Spagnoli, però, oltre all’opera pittorica, esiste anche un’edicola votiva abusiva realizzata in memoria del 15enne eretta nei pressi dell’abitazione di Russo in zona Santa Maria Ognibene.

È evidente come, nonostante gli interventi del Prefetto di Napoli di rimozione delle opere celebrative di camorra, criminalità e delinquenza, vi sia una persistente volontà di insistere nella propaganda criminale che erge i giovani delinquenti ad eroi, a modelli da seguire.

“Da tempo chiediamo la rimozione del murale di Russo, che invece resta lì dove è nonostante la sentenza del tar che ha permesso al comune di cancellarlo. C’è poi un altarino abusivo sempre ai Quartieri spagnoli mai rimosso. Infine abbiamo denunciato il ‘santuario’ abusivo a Santa Lucia dove c’era stato un primo intervento ad opera degli addetti del Comune di Napoli che avevano coperto le scritte con dei nastri che però sono stati poi rimossi dai sostenitori di Russo. Ci chiediamo: le celebrazioni di Ugo Russo sono intoccabili? Perché c’è questa disparità di trattamento rispetto alle altre opere che man si stanno rimuovendo? Permettere ancora l‘esistenza di tali opere celebrative significa tollerare ed incoraggiare la cultura della criminalità, vuol dire spingere altri ragazzi ad intraprendere la strada della delinquenza e della malavita. Le istituzioni devono intervenire e farsi sentire in maniera veemente, è tempo di riportare la legalità, è tempo che si omaggino le vittime di camorra e gli eroi e non i boss, i camorristi e di rapinatori. Il paradosso è che neanche ai grandi artisti o uomini illustri napoletani sono stati dedicati tanti riconoscimenti pubblici. Una parte della città composta non solo da criminali e delinquenti ma anche di esponenti politici, intellettuali, professionisti e colletti bianchi ha deciso che questo baby rapinatore diventi il simbolo della città. Una narrazione che contestiamo in tutto e per tutto. Nessuno è felice che possa morire un ragazzino anche se indirizzato fin dalla tenera età al mondo criminale ma da qui a idolatrarlo come un santo o un martire è davvero troppo.” – le parole del Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli.

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