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NAPOLI – Spararono in aria per intimidire un rivale ma i colpi ferirono alle gambe un innocente, un bimbo di 12 anni, affacciato al balcone, che era a casa di parenti, nel quartiere San Giovanni a Teduccio di Napoli, per festeggiare Capodanno 2018.

Secondo quanto emerge dalle indagini che oggi hanno portato all’arresto di nove elementi apicali del clan Mazzarella, anche questo raid, che avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi, sarebbe riconducibile alla lotta tra famiglie camorristiche della zona orientale della città tese ad accaparrarsi fette di territorio lasciato ‘libero’ dopo il mutamento degli assetti criminali frutto di scissioni, faide e arresti, in particolare di capi e gregari del clan De Micco. Il bambino sarebbe stato colpito, per sbaglio, da quattro persone armate e con il volto coperto che, in sella a due scooter, avevano preso di mira l’abitazione di un personaggio di spicco dei Rinaldi, clan alleato ai Formicola e rivale dei Mazzarella.

 

I PROVVEDIMENTI RESTRITTIVI

1)   MAZZARELLA Francesco, cl. ’71,

2)   BARATTOLO Francesco, cl. ’84,

3)   BONAVOLTA Luigi, cl.’93,

4)   DONADEO Raffaele, cl. ’96,

5)    LIMATOLA Gaetano, cl. ’85,

6)   RAVOLO Giovanni, c. ’76,

7)   RUSSO Ciro, cl. ’61,

8)   SANTANIELLO Raffaele, cl. ’92,

9)   TROISE Pasquale, cl. ’82.

In data odierna il G.I.P. del Tribunale di Napoli ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei medesimi indagati, accogliendo la richiesta della locale Direzione Distrattuale Antimafia.L’attività investigativa realizzata dalla Squadra Mobile partenopea, coordinata dai magistrati della D.D.A. napoletana, ha permesso di acquisire precisi indizi per i quali la suindicata organizzazione si avvaleva della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, al fine di affermare il controllo egemonico sul territorio, realizzato anche attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminose rivali e la repressione violenta dei contrasti interni, nonché al fine di sopprimere o intimidire i soggetti che a quel controllo si contrappongono, assicurare impunità agli affiliati attraverso una capillare rete di appoggi e connivenze, finalizzati a prevenire interventi delle Forze di polizia e a garantire la latitanza degli esponenti colpiti da ordini giudiziari di cattura, al conseguimento di profitti e vantaggi attraverso la commissione di una serie di attività illecite.

Le indagini scaturite dall’omicidio, avvenuto il 26 agosto del 2012, di Di Pede Vincenzo, affiliato al clan Formicola, hanno consentito non solo di individuare gli autori dell’omicidio in RUSSO Raffaele e GUADAGNUOLO Rosario, affiliati al clan Mazzarella, già condannati in primo grado, ma anche di dimostrare l’attuale operatività del clan Mazzarella al cui vertice spicca la figura di Francesco Mazzarella, soprannominato ‘o parente che, anche non si è mai esposto in prima persona nelle azioni violente, ha assunto il ruolo di capo indiscusso, in virtù anche dell’investitura che gli deriva dall’appartenenza alla famiglia Mazzarella.

Le investigazioni hanno, inoltre, accertato che l’omicidio Di Pede ha determinato una spaccatura tra il clan Mazzarella e il clan Formicola, un tempo alleati e la nascita di una nuova alleanza tra il clan Formicola e il clan Rinaldi.

Dal mutamento degli assetti criminali sono scaturiti alcuni episodi di violenza avvenuti negli anni 2014 e 2015, consistiti in atti di ritorsione e in reciproci agguati, chiaramente riconducibili alla faida tra i Mazzarella e i Rinaldi/ Formicola, in considerazione delle vittime attinte, dei luoghi in cui si sono verificati e delle modalità operative.

Dalle indagini svolte negli ultimi mesi è emerso, invece, che l’annoso scontro tra i

Rinaldi/Formicola e i Mazzarella si è acuito a causa degli arresti eseguiti nel novembre 2017 nei confronti di numerosi esponenti del clan De Micco, operante nel quartiere di Ponticelli, che hanno comportato un mutamento degli assetti criminali e la formazione di nuove alleanze nel tentativo di conquistare un territorio fino a quel momento appannaggio dei De Micco.

In tale ottica si spiegherebbero le azioni di fuoco e gli attentati dinamitardi commessi nell’ultimo periodo, consistenti in esplosione di colpi d’arma da fuoco contro le abitazioni di affiliati alle fazioni in lotta.

L’8 dicembre dello scorso anno in via Sorrento sono stati esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione di Grassia Sergio, personaggio di spicco del clan Rinaldi.

La notte del 22/12/2017 in via Ferrante Imparato è deceduto Perna Antonio, ritenuto affiliato al clan Mazzarella, a seguito della deflagrazione di un ordigno che la stessa vittima stava piazzando insieme alla compagna, rimasta anch’essa ferita, nei pressi dell’abitazione di una famiglia dedita allo spaccio di sostanza stupefacente.

Il 31 dicembre del 2017 da una perquisizione effettuata nell’abitazione di Gitano Luigi, affiliato al clan Mazzarella sono state rinvenute 182 munizioni di vario calibro, un silenziatore ed un impianto di video sorveglianza, oltre che uno sgabello nei pressi della finestra, a dimostrazione che al momento dell’intervento della Volante l’uomo era in compagnia di altre persone poi scappate.

Lo stesso giorno è stato ferito a causa dell’esplosione di colpi d’arma da fuoco un bambino di 12 anni, che si trovava in zona San Giovanni a casa di parenti per festeggiare il Capodanno. Da una prima ricostruzione risulta che ad esplodere i colpi siano stati 4 soggetti, con volto travisato, che avrebbero indirizzato gli stessi all’indirizzo dell’abitazione del citato Grassia Sergio.

Il 14/1/2018 l’abitazione di Donadeo Maurizio, affiliato al clan Mazzarella, è stata oggetto

dell’esplosione di colpi d’arma da fuoco.

Tali episodi rappresentano la chiara dimostrazione dell’attuale operatività delle organizzazione criminali in lotta e dell’impegno profuso dagli affiliati nella guerra per il controllo della attività illecite. (ANSA)

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