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NAPOLI – “Ringraziamo i consiglieri comunali che, al contrario di un’amministrazione sorda, hanno totalmente abbracciato la nostra causa e le nostre istanze, riconoscendo finalmente in sede istituzionale il fatto che siamo parte lesa”. Lo affermano i membri del comitato Tutela del Sepolcro Gentilizio i cui rappresentanti hanno partecipato alla riunione di commissione Sport e Cimiteri del Comune di Napoli delle scorse ore che aveva come argomento l’acquisizione da parte del Comune di Napoli di circa un centinaio di cappelle e manufatti cimiteriali – quelli al centro di una compravendita illegale acquisiti al Patrimonio dopo sentenza della Consiglio di Stato – di cui i membri del comitato stesso sono ex proprietari.

 

Gli ex proprietari stanno da tempo combattendo una battaglia perché i manufatti un tempo in loro possesso sono stati acquisiti dal Comune che ha di fatto negato l’accesso alle stesse. Con tanto di defunti ancora al loro interno, cambiando le serrature e di fatto inibendo la possibilità di pregare i loro cari. Quello di oggi è il primo incontro con l’assessore Sardu, in cui hanno chiesto di trovare un punto di incontro.

“Nonostante la totale chiusura da parte dell’assessore Sardu e della dirigente Maria Aprea – continuano – speriamo che l’indirizzo politico chiaro e favorevole alla nostra posizione sia nel minor tempo possibile recepito dall’amministrazione comunale. È evidente, anche davanti ad atti autorizzati dal Comune, che la responsabilità dell’istituzione è grande. Al contrario, i nostri membri hanno continuato a poter usufruire delle cappelle incautamente acquistate senza che nessuno muovesse alcuna obiezione. Finalmente oggi i nostri rappresentanti eletti hanno ribadito che siamo noi quelli che dovrebbero recriminare per questo atteggiamento del Comune di Napoli e della direzione cimiteriale che hanno chiuso dentro i nostri morti cambiando le serrature delle cappelle e recependo la sentenza della Consiglio di Stato in maniera quantomeno discutibile, negando il sacrosanto diritto di tutti al culto dei morti”.

“Nelle prossime ore – concludono – ci riuniremo per fare il punto della situazione e per decidere eventuali nuove iniziative da mettere in campo per tutelare i nostri diritti”.

 

La situazione dei manufatti funerari acquisiti al patrimonio comunale

La commissione Patrimonio, presieduta da Carmine Sgambati, ha discusso oggi della situazione delle cappelle e dei monumenti funebri irregolarmente ceduti tra privati, per questo acquisiti al patrimonio comunale. E’ intervenuta l’assessora ai Cimiteri Alessandra Sardu, la dirigente del servizio Patrimonio Maria Aprea, il funzionario del servizio Cimiteri Cittadini Giuseppe Caputo ed il presidente di Napoli Servizi, Andrea De Giacomo.

 

La riunione odierna, ha spiegato in apertura il presidente Sgambati, è stata sollecitata da diversi consiglieri di maggioranza e di opposizione, e intende individuare una soluzione di buon senso alla vicenda che ha visto coinvolti numerosi cittadini nel mercato illegale per la compravendita di loculi nei cimiteri comunali. Tali compravendite sono state oggetto di indagini della Procura della Repubblica conclusesi con una sentenza che le ha definite nulle, per questo i manufatti sono stati acquisiti al patrimonio comunale e gli acquirenti invitati a liberarli.
La delibera n. 566 dello scorso 20 ottobre 2017, ha chiarito la dirigente Maria Aprea, fornisce gli indirizzi che l’amministrazione comunale intende seguire per definire questa annosa vicenda.

 

Lo spirito della delibera è stato infatti quello di favorire da un lato il culto dei defunti, disciplinando l’accesso alle cappelle, e dall’altro, puntare al ripristino di un normale iter amministrativo per l’assegnazione dei manufatti mediante avviso di evidenza pubblica.

 

Rispondendo ad un intervento sull’ordine dei lavori del consigliere Andrea Santoro (Misto – Fratelli d’Italia), che ha chiesto se gli uffici sono al corrente del contenuto dell’ordine del giorno votato a maggioranza in Consiglio Comunale lo scorso 22 dicembre, relativo all’ impegno dell’amministrazione comunale ad evitare atti che possano rappresentare una forzatura dei diritti del defunto, Aprea ha chiarito che nessuna forzatura è stata commessa e che il diritto ad esercitare il culto dei defunti è stato pienamente garantito.

 

Restano alcune difficoltà nell’assicurare gli orari di apertura e chiusura di cappelle che sono molto distanti tra loro, in presenza di poco personale. E’ per questo che si è ricorso all’uso di catene per precludere l’accesso alle cappelle, anche a tutela delle suppellettili in esse contenute. Una misura, quella delle catene, che interviene alla fine di un processo nel quale si sono registrate altre criticità, connesse alla impossibilità di ottenere, da parte degli assegnatari, le chiavi delle cappelle al fine di procedere ad una valutazione per la loro futura messa al bando: tutti elementi che rendono la complessità di una situazione, anche umanamente pesante, ma che – ha concluso la dirigente – ha visto ad ogni passaggio la piena condivisione di ogni iniziativa con l’avvocatura comunale.

 

Sul tema delle catene che precludono l’accesso alle cappelle, il presidente Sgambati ha ricordato che nell’ordine del giorno votato in Consiglio Comunale, organo sovrano in materia di indirizzo politico, era espressa una precisa indicazione che non può essere disattesa. Anche per il consigliere Ciro Langella (Agorà) è inaccettabile una misura che va in contrasto con le indicazioni dell’ordine del giorno, e penalizza quei cittadini che in buona fede si sono trovati vittime di questa truffa. Serve nell’immediato una soluzione a quello che ha definito uno scempio, e solo in un secondo momento si potrà procedere al bando di assegnazione dei loculi. Al netto della questione giudiziaria in corso, ha dichiarato il consigliere Vincenzo Moretto (Prima Napoli), serve al più presto una soluzione definitiva della vicenda, bisogna tutelare il diritto dei cittadini di esercitare il culto dei morti, il rispetto della loro libertà religiosa, consentendo il libero accesso ai luoghi nei quali sono i propri cari. Impedire questo è una violazione pesante, ha concluso, e in attesa dei bandi è compito del Consiglio Comunale elaborare soluzioni che vadano in questa direzione. Santoro è nuovamente intervenuto per chiarire i contenuti dell’ordine del giorno votato in Consiglio Comunale, al quale hanno tuttavia fatto seguito forzature quali l’apposizione delle catene ed il sequestro delle suppellettili. E’ necessario un definitivo atto di chiarezza da parte dell’amministrazione, che pure ha avuto responsabilità in passato sulle procedure di controllo di questo meccanismo perverso: ora che questi manufatti sono del Comune, che cosa si intende fare? Serve mettere un punto fermo su questa questione e fare tutto alla luce del sole, distinguendo tra gli acquirenti incauti e quelli in malafede. L’unica risposta – ha concluso – sono i bandi, nei quali prevedere eventualmente un diritto di prelazione per i cittadini vittime di questa truffa. Il consigliere Domenico Palmieri (Napoli Popolare) ha evidenziato quanto sia necessaria in questa vicenda la massima cautela, invitando ad individuare procedure amministrative per semplificare e tener conto dei diritti di chi incautamente si è trovato coinvolto nella vicenda, al netto delle indagini giudiziarie e delle responsabilità interne, assicurandosi che queste condotte non si ripetano più in futuro.

 

L’assessora Sardu ha fornito alcuni chiarimenti su quella che ha definito una vicenda grave, che si è perpetrata per anni, e sulla quale c’è la massima attenzione e la piena collaborazione con l’avvocatura comunale. In primo luogo va chiarito che non c’è nessuna intenzione di non venire incontro ai cittadini, va tuttavia detto che l’amministrazione comunale si sta muovendo, con estrema cautela, sulla base di ciò che la legge consente. Non risulta che si sia impedito l’accesso all’esercizio del culto, né che vi sia stato sequestro di suppellettili: l’amministrazione comunale deve pur entrare in possesso di questi manufatti ma finora nessuna chiave è stata consegnata dagli assegnatari. E’ importante non trasmettere idee sbagliate e chiarire che in questa vicenda il Comune è parte lesa e che nessun dipendente è stato coinvolto nelle indagini. E’ assolutamente escluso, ha ribadito l’assessora, che il diritto di prelazione possa essere contemplato nei bandi, una sanatoria di questo tipo – ha concluso – vanificherebbe tutto il lavoro svolto dalla magistratura e dalle forze dell’ordine per smascherare un fenomeno di estrema gravità. Si possono discutere le modalità poste in essere per regolare l’accesso alle cappelle, ma è bene chiarire che all’amministrazione non è concesso alcuno spazio di discrezionalità e che bisogna solo rispettare il regolare iter amministrativo previsto dalla sentenza.

 

Anche il Presidente di Napoli Servizi, Andrea De Giacomo, è partito dalla delibera di ottobre per chiarire i termini della questione. Di non poco conto è la decisione, assunta nel documento, di riconoscere agli utilizzatori dei loculi occupati senza titolo la possibilità di pagare una indennità annuale che di fatto consente loro di continuare a lasciare i resti dei propri cari nei manufatti senza doverli trasferire in altra sede. Diversa invece è la situazione per quei loculi i cui utilizzatori non sono reperibili o che sono vuoti: per questi è prevista la messa a bando per la riassegnazione. De Giacomo ha anche illustrato il lavoro svolto da Napoli Servizi sulla base delle prescrizioni della delibera, che affida a loro la riscossione delle somme da parte degli utilizzatori. Su 103 utilizzatori individuati, sono state inviate 96 diffide e sono in via di definizione altre 7 pratiche. Delle 96 diffide individuate 69 sono state inviate e ritirate, 14 sono in compiuta giacenza e 13 non sono state recapitate. Delle 69 diffide inviate 23 sono state pagate, per 32 loculi utilizzati e per un introito per le casse comunali di quasi 20.000 euro.

 

E’ stata una riunione importante che ha chiarito un percorso, ha concluso il presidente Sgambati, è importante ora elaborare soluzioni a partire dai contenuti della delibera, tenendo conto delle indicazioni del Consiglio Comunale.

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