NAPOLI – “Nicola ti voglio bene”. Così il questore di Napoli, Antonio De Iesu, ha ricordato a Napoli, durante il suo discorso per la festa della Polizia, nel suo 165esimo anniversario, il poliziotto Nicola Barbato, gravemente ferito, nel quartiere di Fuorigrotta, da un colpo di pistola sparato da un estorsore, nel settembre 2015.
Barbato era presente nella piazza della caserma di Nino Bixio dove si è svolta la festa. Un pensiero, De Iesu, ha rivolto, come anche ha fatto il capo della Polizia nel suo messaggio, agli altri agenti che si sono sacrificati nell’adempimento del dovere. Il questore De Iesu ha messo in evidenza le attività di lotta alla camorra in città che, ha sottolineato, stanno contrastando “la tentacolare espansione della criminalità organizzata in alcuni quartieri e comuni dell’area metropolitana attraverso la gestione di affari illeciti che rallentano il rinnovamento sociale, il dinamismo economico e produttivo e, soprattutto, l’evoluzione delle coscienze e delle opportunità nelle giovani generazioni”.Prima dell’intervento del questore sono stati letti gli interventi del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del ministro dell’Interno, Marco Minniti e del capo della Polizia Franco Gabrielli. Sono poi seguite le consegne delle onorificenze ai poliziotti che si sono distinti in operazioni anti criminalità e anticamorra. Presenti, alla cerimonia nella Caserma Nino Bixio di via Monte di Dio, il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, il vicesindaco, Raffaele Del Giudice e il prefetto Carmela Pagano.“Me lo ha detto qui, me lo ha detto anche a Milano, dov’ero ricoverato per curare dei problemi di salute molto gravi, anche allora ebbe un pensiero per me”. Così, Nicola Barbato, il poliziotto gravemente ferito nel settembre del 2015, ha commentato, le parole di affetto che il questore di Napoli, De Iesu, gli ha rivolto durante la festa della Polizia nella caserma Nino Bixio. Nicola ha assistito alla cerimonia sulla sedia a rotelle, circondato dall’affetto dei familiari e dei suoi colleghi che non gli hanno fatto mai mancare il loro supporto in questi anni difficili.“Sono stato alle sue dipendenze nel 1996 – ha aggiunto – e talvolta mi ‘cazziavà (redarguiva, ndr) per come mi precipitavo quando ero in servizio. Ma il mio pensiero primario è stato sempre fare il poliziotto fino in fondo. Lui lo ha sempre gradito anche se mi faceva delle cazzate. Che dire, per me è un fratello maggiore e un grande poliziotto”. Non ha tanta voglia di parlare di quella brutta storia, poi, però, si lascia andare: “Grazie ai miei colleghi la ricordo poco. La tengo per me, cerco di buttarla via perché non serve a niente ricordare certe cose”. “Mi sono chiesto più volte se avessi potuto fare qualcosa in più, ma una persona che ti sorprende alle spalle non ti dà scampo», ammette. “Il nostro motto – dice – è sempre stato ‘prendi alla sprovvista il delinquente. Questa volta la sorpresa l’hanno fatta a me, una brutta sorpresa…”.Quello che Nicola non ammette è la brutalità con la quale è avvenuto il suo ferimento: “Sono stati molto cattivi – sussurra – spararmi alla testa come un delinquente. Questo non riesco a giustificarlo”. “Non credo che mi abbia scambiato per un altro criminale – dice infine Nicola – noi lavoriamo in quella zona (Fuorigrotta) da tanti anni, ci conoscono”.Oltre all’abbraccio dei colleghi, Nicola ha ricevuto, prima di andare via, anche quello del suo ‘capo’ Fausto Lamparelli, ex capo della squadra mobile di Napoli, qualche giorno nominato questore.
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