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Napoli

Marina militare, nuovi interventi di rimozione ordigni da parte del nucelo S.d.a.i. di Napoli

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NAPOLI – Prosegue incessante l’attività di bonifica da ordigni della II G.M. da parte del Nucleo S.D.A.I. di Napoli di recente costituzione. Agli inizi della settimana scorsa, a seguito della segnalazione da parte di un subacqueo dilettante che, nelle acque prospicienti “Torre Astura” a Terracina, era presente un oggetto strano che pareva assomigliare ad una mina subacquea, la Prefettura della città laziale ha chiesto l’intervento del Gruppo Operativo Subacquei di Comsubin, che ha disposto l’invio in area del Nucleo S.D.A.I. (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi) di Napoli.

 Come da prassi in questi casi, è scattato subito il sistema di sicurezza per interdire l’area a qualsiasi attività. A fronte della citata richiesta, lo scorso 13 luglio, i Palombari della Marina Militare di stanza a Napoli si sono recati sul posto ed hanno effettuato una perlustrazione della zona indicata. La minuziosa ricognizione, durata molte ore, ha dato esito positivo; a circa un chilometro dalla costa e su un fondale di 11 metri, è stata effettivamente rinvenuta una mina da fondo tedesca, del tipo “GO”, risalente al secondo conflitto mondiale, con all’interno circa 240 kg. di esplosivo (tritolo). Purtroppo le mutate condimeteo hanno obbligato gli uomini della di Comsubin a rinviare l’operazione di neutralizzazione del pericoloso ordigno.Nel frattempo, il Comando della Guardia di Finanza di Capo Miseno (NA) informava la Prefettura partenopea della presenza di un presunto ordigno bellico nelle acque antistanti la citata località bacolese. Pertanto, lo scorso martedì 19 luglio, un team del Nucleo S.D.A.I. di Napoli si è recato sul posto. È stata quindi condotta una minuziosa ricerca subacquea che ha consentito il rinvenimento, a circa 24 metri di profondità, di ben due ordigni bellici (a poca distanza l’uno dall’altro). Si trattava di una coppia di “Cluster”, contenenti “mine a farfalla”, di produzione tedesca, risalenti all’ultimo conflitto mondiale. Il giorno seguente, i Palombari della Marina Militare si sono nuovamente immersi nelle acque di Capo Miseno per procedere al recupero dei pericolosi ordigni. Quindi, assicurati ad un galleggiante che li manteneva a pochi metri sotto il pelo dell’acqua, li hanno trasportati a rimorchio di un gommone al largo di Capo Miseno dove, alle 11:40, è avvenuto il loro brillamento.Migliorate le condizioni del mare, lo scorso giovedì 21 luglio, gli uomini Nucleo S.D.A.I. di Napoli si sono nuovamente recati “Torre Astura” ed alle prime luci dell’alba si sono immersi per procedere al recupero dell’ordigno rinvenuto in precedenza. Estremamente difficoltosa si è rivelata questa operazione in quanto la mina si presentava in gran parte insabbiata ed ha richiesto molte ore di lavoro per liberarla dalla sabbia e dal fango. Quindi è stata sollevata dal fondo e portata a pochi metri sotto il pelo dell’acqua ed assicurata ad un galleggiate. In questo modo, il pericoloso ordigno è stato trasportato più al largo, in zona di sicurezza che l’Autorità marittima ha interdetto momentaneamente a qualsiasi attività nautica e da pesca. Raggiunto il posto prestabilito, alle ore 12:00, i Palombari della Marina Militare hanno provveduto al suo brillamento, unico sistema utilizzabile per neutralizzare un ordigno rimasto per così tanto tempo in mare. Per effettuarlo, alla mina è stato applicata una “controcarica” di esplosivo al plastico.Il Nucleo S.D.A.I. di Napoli, dipendente dal COMSUBIN (Comando Subacquei ed Incursori  di La Spezia),  opera abitualmente lungo le coste tirreniche comprese tra Civitavecchia e Vibo Valentia, soprattutto per la rimozione e neutralizzazione di ordigni inesplosi. La sua sede operativa è presso la radice del Molo San Vincenzo, nell’ambito della Base Navale partenopea. La Marina Militare, attraverso i suoi specialisti, è costantemente chiamata ad effettuare interventi di bonifica sui fondali nazionali allo scopo di assicurare la sicurezza pubblica e lo svolgimento delle attività produttive come la pesca e di quelle ricreative come la nautica da diporto e la subacquea sportiva. Nonostante che siano trascorsi oltre 70 anni dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale, sono ancora numerosi i residuati bellici che si nascondono nei fondali nazionali. Pertanto, con la stagione balneare in corso, potrà capitare anche a bagnati e subacquei dilettanti di notare sul fondo delle coste italiane degli oggetti “strani”. In questi casi è FONDAMENTALE non avvicinarsi ad essi, non cedere alla curiosità di scoprire la loro natura e segnalare tempestivamente il luogo del rinvenimento e la presunta natura degli oggetti alla più vicina Capitaneria di Porto o telefonare al numero verde gratuito della Guarda Costiera per le emergenze in mare “1530” per comunicare la circostanza. Solo così si potrà contribuire al bene ed alla sicurezza di tutti.

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