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NAPOLI – Presentato a Napoli, nella sede dell’Unione Industriali Napoli, il nuovo Rapporto PMI Mezzogiorno 2017, ricerca portata avanti da Cerved e Confindustria (in collaborazione con Srm-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) e che come ogni anno mette in mostra le difficoltà del Sud Italia e le eccellenze da cui ripartire per dare un futuro a tantissimi giovani oramai emarginati dal mercato del lavoro.Credito, investimenti e innovazione sono i tre pilastri su cui si è soffermato il Rapporto, evidenziando le difficoltà delle piccole e medie imprese del Sud Italia ad accedere al credito, nonostante la politica monetaria espansiva della Banca Centrale Europea.I dati del Rapporto certificano un apprezzabile miglioramento della fiducia nelle prospettive dell’economia meridionale: 18mila nuove imprese di capitali sono nate al Sud solo nei primi 6 mesi dell’anno, ma in gran parte si è trattato di piccolissime imprese, con meno di 5mila euro di capitale versato. La voglia di fare impresa, al Sud, resta dunque molto alta, ma le imprese nuove nate non hanno dimensioni tali da sostituire la capacità produttiva andata distrutta con la crisi. In tal modo si consolidano le caratteristiche tipiche del tessuto produttivo meridionale, e in particolare la sua frammentazione.

Per le circa 25mila imprese di capitali che rispettano i requisiti europei di PMI (10-250 dipendenti e fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro) e che sono rimaste sul mercato dopo la crisi, cresce il fatturato (+3,9% tra il 2014 e il 2015) anche oltre la media nazionale; aumenta il valore aggiunto che supera per la prima volta i valori pre-crisi (+4,9%); tornano a crescere gli investimenti (7,4% in rapporto alle immobilizzazioni, contro il 5,1% dell’anno precedente e oltre il 7,2% del 2009) e i margini operativi lordi (+5,7%), che proseguono la risalita dopo anni di difficoltà. Ancora troppo poco però per compensare la pesante caduta dei profitti degli anni precedenti: nonostante la ripartenza, infatti, i margini lordi delle PMI meridionali rimangono del 33% più bassi di quelli del 2007. Un gap profondo che richiederà anni per essere colmato. I debiti finanziari tornano a salire dopo un periodo di contrazione, segnale che la morsa del credit crunch si è ormai attenuata, ma sono più sostenibili rispetto al passato.Il processo di selezione favorito dalla crisi sembra, dunque, avere completato la propria azione. Si riduce, quindi, sensibilmente il numero delle PMI che hanno avviato procedure di chiusura: le imprese fallite nel Mezzogiorno, nel 2015, sono state, infatti, il 20,7% in meno rispetto all’anno precedente. Ma in calo sensibile sono anche le chiusure volontarie, che si avvicinano ai livelli pre-crisi, segno chiaro di un miglioramento delle aspettative degli imprenditori.La ripartenza interessa, con livelli di intensità differenziati, le PMI di tutte le regioni meridionali, trainate dalla Basilicata e Campania, che presentano incrementi di fatturato superiori alla media del Mezzogiorno e a quella nazionale. Più lento è il miglioramento nelle altre regioni, in particolare con riferimento all’accesso al credito e alle abitudini di pagamento.

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