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NAPOLI – La città di Napoli si colloca al decimo posto in Italia, tra quelle con più di 200.000 abitanti, nella raccolta di rifiuti organici: con 48 kg per abitante l’anno recuperati nel 2015, la città contribuisce in misura importante alla raccolta in Campania che, con circa 700.000 tonnellate, si colloca al quarto posto fra le Regioni dopo la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Veneto.

Sono i dati che emergono dal Rapporto Annuale del CIC, il Consorzio Italiano Compostatori che ha festeggiato a Roma i primi 25 anni di attività.La raccolta della frazione organica (frazione umida + frazione verde) rappresenta oggi il primo settore di recupero in Italia con il 43% dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata: un comparto in crescita costante (+10% l’anno in media dal 2007 a oggi) e totalmente autosufficiente che ha registrato una continua evoluzione industriale, tecnologica e ambientale: oggi la filiera conta 9.000 addetti e 1,7 miliardi di euro di fatturato.“La filiera di valorizzazione del biorifiuto – spiega il presidente del CIC, Alessandro Canovai – è strategica, oltre che per le grandi potenzialità industriali derivanti dallo sfruttamento del biometano, soprattutto per l’importanza vitale della restituzione ai suoli della sostanza organica attraverso l’utilizzo del compost. E’     ormai improcrastinabile un serio piano di infrastrutturazione impiantistica che preveda la realizzazione di almeno 20 nuovi impianti nei prossimi 5 anni per le aree cronicamente carenti (parte del Centro e Sud del paese) e in alcune grandi città, a partire da Roma. In questi 25 anni a investire nell’impiantistica sono stati soprattutto imprenditori privati (molti afferenti ad Assoambiente), che hanno garantito lo sviluppo del settore in condizioni di libero mercato e che sono pronti a cogliere le nuove opportunità di crescita, unitamente alle imprese pubbliche di settore che negli ultimi anni hanno manifestato un crescente interesse ad investimenti in impianti di digestione anaerobica e compostaggio”. Nei 25 anni di attività, il CIC ha raccolto e sottratto alle discariche oltre 65 milioni di tonnellate di rifiuti, che avrebbero occupato un volume di oltre 100 milioni di metri cubi; questa enorme mole di rifiuti è stata trasformata in 23,5 milioni di tonnellate di compost, contribuendo a stoccare nel terreno oltre 7 milioni di tonnellate di sostanza organica. Dal momento che per ogni chilogrammo di rifiuto organico non smaltito si evitano 0,68 kg di CO2 equivalente, il settore del trattamento biologico (compostaggio e digestione anaerobica) ha evitato 44 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.Dal 1992 ad oggi, l’utilizzo del compost in sostituzione di altri prodotti per la fertilizzazione, come i concimi minerali e di sintesi, ha portato ad una riduzione dei costi di circa 650 milioni di euro nel settore agricolo; il 33% del compost prodotto in Italia, inoltre, è a Marchio “CIC” il che ne garantisce un elevato standard di qualità. Il CIC ha anche stimato che basterebbe aumentare dello 0,1% la sostanza organica nei suoli, tramite l’utilizzo di compost, per azzerare la CO2 del sistema dei trasporti nazionale; il compost è inoltre fondamentale per scongiurare il depauperamento dei suoli e il rischio di desertificazione.“Il nostro auspicio – conclude Canovai – è che si intervenga per sostenere questa filiera, anche attraverso i     meccanismi economici previsti in sede europea per l’EPR e che hanno garantito lo sviluppo di altre filiere, e favorendo l’utilizzo del compost in agricoltura, riconoscendone il valore intrinseco legato alla capacità di stoccare carbonio nei suoli”.

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