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NAPOLI – Quando si è visto puntare la pistola contro ha implorato di risparmiarlo. L’arma si è inceppata, ha continuato a invocare aiuto, anche dopo che il killer gli ha esploso un primo colpo al volto. “Ma che hai fatto, mi hai sparato nell’occhio?” Sono state le sue ultime parole: un colpo di pistola alla tempia ed è crollato a terra, a pochi metri dalla fossa dove il suo cadavere sarebbe stato trovato 14 giorni dopo. Così è morto Vincenzo Amendola, 18enne del quartiere San Giovanni a Napoli, scomparso la notte tra il 4 e il 5 febbraio scorso, secondo il racconto reso agli inquirenti da Gaetano Nunziato, il 23enne pregiudicato fermato dalla polizia per complicità nell’omicidio.

Nunziato, su indicazione di due esponenti di primo piano di un clan, avrebbe accompagnato la vittima nel luogo dove sarebbe stato ammazzato. Nunziato, nei cui confronti oggi il gip ha convalidato il provvedimento di fermo, ha ricostruito il delitto durante un lungo interrogatorio davanti al pm della Dda di Napoli Antonella Fratello.(ANSA)

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