Una rete più sicura, trasparente e civile. È questo l’obiettivo della proposta di legge sul DASPO Digitale che sarà presentata dal deputato dell’Alleanza Verdi–Sinistra Francesco Emilio Borrelli, ispirata a un’iniziativa dell’avvocato Angelo Pisani, presidente nazionale dell’associazione Noi Consumatori.
Una misura rivoluzionaria che mira a sospendere o bloccare l’accesso ai social media e alle piattaforme digitali per influencer, tiktoker e creatori di contenuti che diffondono messaggi d’odio, disinformazione, contenuti violenti o truffaldini. La decisone è arrivata dopo le gravi accuse diffamatorie, nei confronti delle categorie professionali di medici ed avvocati, lanciate sui suoi canali social dalla tiktoker Rita De Crescenzo e dopo le ennesime minacce lanciate contro il deputato Borrelli l’indomani delle sue denunce sui campi boa abusivi.
La proposta prevede sanzioni progressive, che vanno dall’ammonizione con obbligo di rimozione dei contenuti, alla sospensione temporanea dai social, fino all’oscuramento dei profili e al divieto di aprirne di nuovi, anche per interposta persona.
Il DASPO si applicherà a chi ha almeno 10.000 follower e genera profitto tramite la produzione di contenuti online. L’iter sarà gestito da AGCOM e da un apposito Osservatorio per l’Etica Digitale, che valuterà le segnalazioni in massimo 30 giorni, garantendo il diritto alla difesa dell’interessato.
Accanto alle sanzioni, la legge prevede anche misure educative, come campagne di sensibilizzazione e corsi di alfabetizzazione digitale nelle scuole secondarie, in collaborazione con esperti in psicologia, diritto e comunicazione.
“Abbiamo bisogno di strumenti nuovi per contrastare l’illegalità che si annida nel mondo digitale,” – ha dichiarato Borrelli – “Troppo spesso assistiamo a una diffusione incontrollata di odio, fake news, apologia di comportamenti criminali e violenze psicologiche, soprattutto ai danni dei più giovani. La rete non può più essere una zona franca per chi semina veleno, istiga alla violenza o lucra sulla pelle altrui. Con il DASPO Digitale vogliamo riportare ordine, legalità e rispetto.”
“Questo è un passo fondamentale per difendere i cittadini, soprattutto i più giovani, e restituire dignità allo spazio digitale – ha aggiunto Borrelli –. Chi lavora online ha delle responsabilità precise: la visibilità non può essere usata come arma di distruzione morale. Chi sbaglia, deve pagare, anche su Internet.”
Nei prossimi mesi si avvierà la raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare, con l’obiettivo di portare il testo all’attenzione del Parlamento e renderlo legge dello Stato.
Ecco il testo completo della proposta di legge che sarà presentata da Borrelli:
DASPO Digitale per Influencer e Creatori di Contenuti
Articolo 1 – Finalità
La presente legge istituisce il provvedimento di DASPO Digitale, volto a contrastare l’abuso dei mezzi di comunicazione digitale da parte di influencer, tiktoker e creatori di contenuti che diffondono messaggi lesivi della dignità altrui, dell’ordine pubblico e della corretta informazione.
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Articolo 2 – Ambito di Applicazione
Il DASPO Digitale si applica a:
• Creatori digitali con almeno 10.000 follower su una o più piattaforme (TikTok, Instagram, YouTube, Twitch, ecc.);
• Individui che ricavano guadagni diretti o indiretti dalla produzione di contenuti online.
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Articolo 3 – Casi che Giustificano il DASPO Digitale
Il DASPO può essere disposto, anche in via cautelare, nei confronti di soggetti che usano le piattaforme digitali per:
1. Diffamazione: pubblicazione o diffusione di contenuti falsi o denigratori diretti verso persone fisiche o giuridiche, con l’intento di danneggiarne la reputazione.
2. Incitamento all’odio: promozione o giustificazione di discriminazioni per motivi etnici, religiosi, sessuali o politici.
3. Apologia di reato o comportamenti antisociali: esaltazione di atti violenti, vandalici, pericolosi o contrari alla legge.
4. Diffusione di disinformazione: pubblicazione sistematica di notizie false su temi di interesse pubblico (es. sanità, giustizia, emergenze).
5. Truffa o promozione di prodotti pericolosi: pubblicità occulta, ingannevole o promozione di sostanze illegali o dannose.
6. Manipolazione di minorenni o soggetti vulnerabili: utilizzo dell’influenza per ottenere vantaggi indebiti o per condizionare in modo improprio comportamenti.
Articolo 4 – Misure Sanzionatorie
A seconda della gravità e della recidiva, il DASPO Digitale può consistere in:
1. Ammonizione ufficiale con obbligo di rimozione del contenuto e pubblica rettifica.
2. Sospensione temporanea dell’attività sulle piattaforme da 15 giorni fino a 12 mesi.
3. Esclusione da sistemi di monetizzazione (pubblicità, sponsorizzazioni, affiliazioni).
4. Oscuramento dei profili e blocco degli account personali e professionali.
5. Divieto di apertura di nuovi account, anche mediante terzi, per il periodo stabilito.
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Articolo 7 – Educazione e Prevenzione
Lo Stato promuove campagne di educazione all’uso consapevole del digitale e all’alfabetizzazione mediatica, in particolare nelle scuole secondarie, con il coinvolgimento di esperti in diritto, comunicazione e psicologia.
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Articolo 8 – Collaborazione delle Piattaforme
Le piattaforme digitali che operano in Italia sono tenute a:
- Fornire supporto tecnico all’autorità competente;
- Impedire il riutilizzo degli account soggetti a DASPO;
• Rendere trasparenti i dati di engagement e monetizzazione in caso di indagine.
Articolo 5 – Procedura
• Le segnalazioni possono pervenire da cittadini, enti, piattaforme digitali o autorità giudiziarie.
• L’AGCOM, in collaborazione con un apposito Osservatorio per l’Etica Digitale, istruisce il procedimento entro 30 giorni.
• L’interessato ha diritto a presentare memorie difensive entro 10 giorni dalla notifica del procedimento.
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Articolo 6 – Sanzioni Accessorie e Reati Connessi
• In caso di reiterazione della diffamazione o di gravi violazioni, il DASPO Digitale può essere trasformato in interdizione permanente dai social media.
• Il tentativo di elusione del provvedimento comporta una sanzione amministrativa da €5.000 a €50.000.
• Nei casi più gravi è prevista la reclusione fino a 2 anni, se i fatti costituiscono anche reato ai sensi del Codice Penale.