QUALIANO – Condannati tutti gli imputati per l’omicidio di Tammaro Solli avvenuto più di 27 anni fa alla rotonda Maradona. Solli venne freddato il 22 gennaio del ’98 da un commando del clan Polverino, l’uomo, era estraneo alle dinamiche criminali. Fu avvicinato da un’auto e venne crivellato di colpi. Le indagini sono state condotte dal PM della DDA di Napoli, Giuseppe Visone e il gip del tribunale di Napoli ha condannato sia i mandanti che i killer dell’uomo. 25 anni di reclusione per Giuseppe Simioli, alias ‘o Petruocelo, per anni è stato reggente del clan Polverino, in seguito divenuto collaboratore di giustizia. 20 anni per Salvatore Liccardi e Raffaele D’Alterio, detenuti già per altri reati; 12 anni per Giuseppe Ruggiero detto “Geppino ceppa ‘e fung”, per anni è stato un uomo di punta della cosca maranese e, soltanto pochi mesi fa si è pentito. Infine, otto anni per un altro collaboratore, Roberto Perrone, un referente di primo piano per quanto riguarda la gestione degli affari illeciti appartenente al comune di Quarto.
L’omicidio di Solli sembrerebbe nato per un favore tra i clan di camorra dell’area nord e costringere così un pentito a ritrattare dalle confessioni fatte ai magistrati. Fondamentali sono state le dichiarazioni di Simioli. La prima pista che venne seguita dagli inquirenti venne fornita dalla moglie della vittima, la quale dichiarò di essere la cugina di un collaboratore di giustizia Salvatore Speranza, meglio conosciuto come ‘o sergente. In più, la donna spiegò di aver ricevuto anche la visita di un affiliato del clan Pianese guidato dal capoclan Nicola soprannominato ‘o mussuto. Soltanto le recenti indagini condotte dalla DDA di Napoli hanno accertato il reale movente dell’omicidio. Speranza, parente della vittima e collaboratore di giustizia fu costretto a ritrattare le dichiarazioni che aveva esposto sino a quel momento, ergo, l’azione sarebbe stata condotta per compiere un favore agli esponenti del clan Pianese – D’Alterio. Inoltre, secondo il PM, Giuseppe Ruggiero, Raffaele D’Alterio e Giuseppe Simioli formavano il commando, mentre Salvatore Liccardi avrebbe occultato la loro auto, un’alfa rubata, alla guida ci sarebbe stato proprio l’ex boss del clan Polverino e le armi dei killer, furono poi, nascoste all’interno di un box a Quarto.



















