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Femminicidio Martina Carbonaro: la mamma al Papa: “Verrò con gli occhiali di mia figlia”

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La drammatica vicenda del femminicidio di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa ad Afragola lo scorso 26 maggio, continua a scuotere l’opinione pubblica, alimentata ora dalle parole di Enza Cossentino, la madre della giovane vittima. La donna ha risposto con fermezza e dolore alla recente notizia della lettera inviata a Papa Leone XIV da Alessio Tucci, il 19enne ex fidanzato reo confesso del delitto, in cui chiedeva perdono al Pontefice.

“Altro che perdono, andrò io dal Papa con gli occhiali di mia figlia uccisa”, ha dichiarato Enza Cossentino. La madre di Martina ha espresso il suo profondo disappunto in una nota, replicando direttamente alla missiva del detenuto: “Altro che lettere di perdono, se davvero il Papa volesse occuparsi di questo delitto, allora che chiami me. Che ascolti una madre che ha visto la propria figlia tornare a casa in una bara”.

Enza Cossentino ha voluto focalizzare l’attenzione su un simbolo toccante e drammatico: gli occhiali di Martina. “Quegli occhiali che ancora non mi hanno restituito – ha rivelato la donna – sono stati l’ultima cosa che ha avuto davanti agli occhi, il mezzo con cui ha visto l’orrore, l’ultima immagine prima di morire. Non posso permettere che restino solo un oggetto, devono diventare una testimonianza. E dovranno essere visti anche dal Papa”.

Con parole cariche di indignazione, la madre della 14enne ha proseguito: “Chi ha violato il quinto comandamento – Non uccidere – non può pensare di cavarsela con una lettera. Ha infranto la legge di Dio, ha ucciso consapevolmente e adesso ha anche il coraggio di chiedere perdono al Papa e di farlo anche pubblicamente? È una bestemmia”.

L’appello finale di Enza Cossentino a Papa Leone XIV è un grido di dolore e un’invocazione di giustizia: “Santo Padre, se davvero riceverete quella lettera, vi chiedo di ascoltare anche me. Ascoltate la voce della madre di Martina, chiamatemi ed Io verrò”. La sua richiesta sottolinea la necessità di dare voce alle vittime e ai loro familiari, che portano il peso di una sofferenza indicibile.

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