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Grave episodio di violenza a sfondo razziale a Qualiano: appello per un intervento educativo

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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime sconcerto e profonda inquietudine di fronte ai recenti episodi di violenza accaduti a Qualiano, che vedono protagonisti adolescenti coinvolti in aggressioni di gruppo nei confronti di coetanei, in particolare per motivazioni che appaiono legate a insulti razzisti e dinamiche discriminatorie. Si tratta di vicende che non possono essere derubricate a “atti giovanili” o allarme sicurezza momentaneo: sono segnali inequivocabili di una crisi educativa, culturale e affettiva che riguarda l’intero tessuto sociale.

 

Colpisce, e non solo simbolicamente, la modalità con cui queste violenze vengono esercitate: in branco, in spazi pubblici, talvolta riprese con lo smartphone come se la sopraffazione potesse trasformarsi in spettacolo da esibire. Ma dietro quella crudeltà collettiva, c’è qualcosa di più profondo e radicato: una frattura nel modo in cui i giovani costruiscono la propria identità, una perdita di orientamento valoriale, una mancanza di alfabetizzazione emotiva che impedisce di riconoscere l’altro come persona, e non come bersaglio.

 

Le ricerche psicologiche più attuali – da Bandura a Twenge, da Goleman a Haidt – parlano chiaramente: esistono fattori ambientali, educativi e cognitivi che, se trascurati, alimentano comportamenti disumanizzanti. La cosiddetta “disconnessione morale” consente agli individui, specialmente in giovane età, di compiere atti gravi senza avvertirne il peso etico, affidandosi alla logica del gruppo, al bisogno di appartenenza, alla semplificazione binaria amico-nemico. All’interno di questi contesti, il razzismo non è solo un’opinione distorta: diventa strumento identitario, occasione per acquisire potere, mezzo per riaffermare un sé fragile attraverso l’annientamento dell’altro.

 

In parallelo, gli ambienti digitali, da tempo sotto osservazione da parte della comunità scientifica, contribuiscono in modo significativo a deformare il senso del limite, accentuare la dipendenza dal giudizio esterno e inibire l’empatia. I social media, in particolare, funzionano spesso come amplificatori di modelli aggressivi e polarizzati, privi di contesto, dove tutto diventa immediato, esagerato, privo di riflessione. È proprio in questi ambienti che la violenza si sdogana, si estetizza, si replica. E così, il pugno, il casco usato come arma, l’insulto a sfondo razziale non sono più solo atti di devianza, ma codici comunicativi.

 

Per questa ragione, il CNDDU ritiene non più rinviabile un intervento strutturale e coordinato, che sappia affrontare la questione educativa in tutta la sua complessità. Non si tratta solo di “aumentare i controlli” o “punire i colpevoli”: occorre un’azione culturale profonda, che parta dalle scuole ma coinvolga l’intera comunità, fatta di famiglie, amministrazioni, associazioni, educatori, adulti che sappiano rioccupare il loro ruolo. Occorre restituire ai giovani parole migliori, spazi autentici di confronto, strumenti per comprendere e nominare ciò che provano, canali alternativi per esprimere il disagio che li attraversa.

 

L’educazione ai diritti umani non è un accessorio dell’istruzione, ma la sua radice più profonda. È nella capacità di mettersi nei panni dell’altro, di riconoscerne il volto, la voce, la dignità, che si gioca il futuro di una società democratica. Dove viene meno questa capacità, prende piede l’indifferenza, la semplificazione, la brutalità. È nostro dovere, oggi più che mai, contrastare questa deriva con consapevolezza, competenza e continuità.

 

I fatti di Qualiano parlano con la forza dei simboli. Ci interrogano, ci chiedono di assumerci responsabilità collettive. È tempo di smettere di reagire solo di fronte alla tragedia. È tempo di investire, concretamente, su un’educazione che sappia farsi cura, che restituisca significato al rispetto, che insegni la bellezza della differenza. Non basta dire “non siamo razzisti”. Occorre costruire ogni giorno contesti in cui il razzismo non possa neppure attecchire.

 

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani si impegna a promuovere percorsi di formazione permanente per i docenti, a sostenere progettualità inclusive all’interno delle scuole, e a sollecitare una politica educativa nazionale capace di affrontare con coraggio le trasformazioni in atto. Perché educare non è solo trasmettere saperi. È, soprattutto, formare coscienze.

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