NAPOLI – Finiranno in comunità per 2 anni e 6 mesi i tre minori coinvolti nella rapina al rider Gianni Lanciato, avvenuta la notte del 2 gennaio 2021. In un primo momento erano stati condannati dal giudice del tribunale dei Minori di Napoli a 4 anni e 8 mesi di carcere, adesso la pena è stata ridotta ed è stata scelta la strada della messa alla prova.

«Dopo oltre un anno di battaglie la Corte d’appello per i minorenni ha concesso ai tre ragazzini il beneficio della messa alla prova. Fin dall’inizio ci abbiamo creduto solo noi difensori, che abbiamo dovuto sopportare il peso dell’indignata opinione pubblica animata dalle solite anime giustizialiste (il vero veleno di questa città). Dei quattro ragazzi minorenni, tre sono figli affiliati al clan Di Lauro, fin da bambini hanno respirato quell’aria. Il mio assistito aveva sedici anni all’epoca dei fatti, il padre è entrato in galera quando aveva due mesi ed è stato dodici anni in cella. È un ragazzino che è cresciuto vedendo il padre solo ai colloqui in carcere». Il giovane ha passato sei mesi nell’Istituto minorile di Airola. Mi chiamava quasi tutti i giorni in lacrime, piangeva al telefono con me perché mi diceva di essere circondato da giovani che avevano commesso reati gravissimi e lui era dentro per una rapina che, per quanto odioso sia come reato, non è uno di quelli per cui si può stabilire la custodia cautelare in carcere. Per un ragazzino di sedici anni poi»- racconta con orgoglio, entusiasmo e soddisfazione l’avvocato Luca Mottola come riportato da il Riformista. Dei quattro ragazzi minorenni, tre sono figli affiliati al clan Di Lauro.

I due maggiorenni coinvolti, invece, dovranno scontare dieci anni di carcere.

“Dovranno scontare la pena nel peggior carcere d’Italia senza la minima possibilità di rifarsi una vita. Sbattere due ragazzi di vent’anni in cella e riaprire loro le porte del carcere quando ne avranno trenta, servirà a rieducarli? Come usciranno da lì? Migliori o con un diploma alla scuola di criminalità conseguito in una delle prigioni peggiori del Paese? La giustizia fallisce quando si trasforma in vendetta onore all’avvocatura ultimo baluardo a difesa dei diritti dei più deboli e onore alla magistratura, quella libera e indipendente». «Fin dall’inizio ci abbiamo creduto solo noi difensori, che abbiamo dovuto sopportare il peso dell’indignata opinione pubblica animata dalle solite anime giustizialiste (il vero veleno di questa città)»”- ha continuato Mottola riferendosi al consigliere Borrelli.

“E questa sarebbe giustizia? Invece di infliggere punizioni esemplari, le condanne vengono ridotte a poca roba con grande gaudio di questi avvocati che gioiscono nel non far pagare le pene ai delinquenti (che giustamente li retribuiscono lautamente) e invece le vittime vengono abbandonate a sé stesse e sbeffeggiate e addirittura l’avvocato penalista, esperto nella difesa di rapinatori, sentenzia che ‘ dopo un anno di battaglie ai tre minori è stato concesso il beneficio della messa prova’. L’avvocato ha combattuto un anno per non far fare il carcere a delinquenti, figli tra l’altro di delinquenti legati a un clan della camorra, mentre la città viene sommersa dal crimine e chi viene visto come nemico sono coloro che chiedono pene esemplari per i criminali.

Per l’avvocato la rapina violenta come quella fatta al rider e ad altre vittime non merita il carcere. Purtroppo oramai siamo alla giustificazione della violenza e la delinquenza viene proposta come modello di vita sociale e addirittura si auspica che le carceri siano chiuse per permettere a ogni delinquente di essere libero e di essere riabilitato con pene all’acqua di rose. Ovviamente zero parole per le vittime e attacchi violenti alla mia persona perché chiedo giustizia per le vittime.”- il commento del Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli.

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