NAPOLI (Di Anna Calì) – Il Centro Direzionale progettato per essere il simbolo della rinascita urbanistica, è oggi un buco nero del centro della città. Altro che polo economico e istituzionale: è un girone di degrado, un monumento all’abbandono. Questa non è periferia, questo è il cuore pulsante della città di Napoli, dove sorge la Regione Campania.
Basta camminare pochi metri per capirlo. Le scale mobili sono un pericolo pubblico: fatiscenti, rotte, chiuse da assi di legno marcio, ricoperte da immondizia. Un insulto alla dignità urbana. E come lo dimostra la foto postata sul profilo di Francesco Emilio Borrelli che lo dice meglio di mille parole: pannelli divelti, assi scheggiate, pericolo imminente. Non servono tecnici per capire che lì, prima o poi, qualcuno ci si farà male, o peggio.
Nel sottosuolo, i parcheggi sono inferni di cemento: puzza di fogna, rifiuti ovunque, illuminazione quasi assente. Zone franche dove può succedere di tutto. Luoghi dove il senso civico si arrende e la paura prende il sopravvento.
Fuori, sui marciapiedi e sotto le rampe, si dorme sui muretti, tra la gente. Ma la sera cala ed è come entrare in un territorio ostile. Un non-luogo dove la città si ritira.
E se domani accadesse una violenza? Se una donna venisse aggredita, violentata, tra queste scale abbandonate? Chi risponderebbe? Chi oserebbe dire che non era prevedibile?
Eppure, tra l’indifferenza generale, c’è chi continua a lottare. Sono i dipendenti Romeo che, senza alcun obbligo contrattuale, ripuliscono ogni giorno le scale che tornano sporche nel giro di poche ore.
“Lo facciamo per amore della città. Ma senza controlli, è tutto inutile”, denunciano.
Il deputato Francesco Emilio Borrelli ha raccolto l’appello: “Servono interventi strutturali e una gestione quotidiana. Il Centro Direzionale potrebbe attrarre lavoro, vita, investimenti. Ma oggi è una calamita per ratti, vandali, disperazione. Napoli non può vivere solo di cartoline: serve visione, coerenza, responsabilità”.
Parole sacrosante. Perché Napoli non ha bisogno di un’altra installazione d’arte pubblica, né dell’ennesima inaugurazione inutile.
Ha bisogno di coraggio. Di chi si sporca le mani per salvare ciò che è stato abbandonato.
A cosa serve una fermata della metropolitana moderna se, salendo, ti accoglie lo squallore? Se la prima cosa che senti è il tanfo di urina?
Il Centro Direzionale deve essere ripulito. Sorvegliato. Riqualificato. Protetto.
Non tra un anno. Non quando ci scapperà il morto. Ora. Subito.
Perché ogni giorno che passa in questo stato è un giorno che grida vergogna. È una ferita aperta nella città. Ed è la prova vivente di come si può distruggere un simbolo, lasciandolo marcire nell’indifferenza.