NAPOLI – La Polizia di Stato e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, in esecuzione di apposito decreto del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione Misure di Prevenzione, emesso su proposta del Sig. Questore di Caserta, hanno sottoposto a confisca, in Campania e nel Lazio, i beni, le partecipazioni societarie, i rapporti finanziari e bancari, per un valore pari ad oltre 4 milioni di euro, riconducibili ad un imprenditore di Casal di Principe nel settore del trattamento dei rifiuti, già esponente politico di rilievo regionale quale Consigliere della Regione Campania, condannato dalla Corte di Appello di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa, con sentenza passata in giudicato il 16.04.2015; tra gli oggetti di confisca le indennità ed il vitalizio consiliari.

Il provvedimento ablativo rappresenta l’epilogo della complessa ed articolata indagine svolta dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Caserta e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Caserta che ha permesso di ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari nella disponibilità diretta ed indiretta (tramite i suoi familiari) dell’imprenditore, acquisiti con i proventi delle attività illecite commesse nel tempo, attività che, compendiate in apposita proposta del Questore di Caserta, aveva condotto ad un iniziale sequestro di prevenzione.

L’uomo è stato riconosciuto dal Giudice Penale come imprenditore e politico colluso, almeno dal 2000 in poi e comunque già prima della sua elezione al Consiglio Regionale della Regione Campania, avvenuta nel 2005, con i reggenti del “clan dei casalesi – fazioni Schiavone e Bidognetti”, al raggiungimento dei cui scopi ha asservito sia la propria attività imprenditoriale, che quella politica, ricevendone in cambio sostegno elettorale ed un appoggio determinante per la sua stessa affermazione imprenditoriale.

Il ruolo di sodale dell’imprenditore emerge chiaramente dal compendio probatorio raccolto in sede penale e costituito da intercettazioni telefoniche, propalazioni accusatorie di molteplici collaboratori di giustizia e indagini di Polizia Giudiziaria eseguite per trovare riscontri alle predette dichiarazioni.

La pericolosità sociale è stata dimostrata dalla sua continuativa disponibilità a porsi come intermediario tra gli amministratori degli Enti locali e le organizzazioni criminali di riferimento, per drenare a favore di queste ultime appalti e contributi pubblici, riuscendo quasi a monopolizzare il redditizio settore economico della raccolta e smaltimento dei rifiuti, e non solo nel territorio casertano.

Al fine poi di disvelare l’origine del rilevante patrimonio dell’imprenditore e del suo nucleo familiare è stata acquisita, con riferimento all’ultimo ventennio, copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni e delle quote societarie nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica. Il materiale così reperito è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti che hanno consentito di accertare che gran parte delle attività e dei beni entrati nella disponibilità del proposto e dei propri stretti congiunti sono stati acquisiti con proventi, ottenuti grazie alla stretta contiguità dell’ex Consigliere regionale al “clan dei casalesi”.

In esecuzione del decreto emesso dalla IV Sezione Penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere sono stati, quindi, sottoposti a confisca n. 9 fabbricati, n. 1 terreno , le quote di n. 2 società, n. 1 autovettura, n.1 motoveicoli e le disponibilità finanziarie presenti in numerosi conti correnti, conti di deposito ed altri investimenti finanziari, per un valore stimati di oltre 4 milioni di euro; tra gli oggetti di confisca anche le indennità percepite dall’imprenditore per l’intero periodo di consiliatura alla Regione Campania, per un valore pari alla somma di euro 834.226,46 (ottocentotrentaquattromiladuecentoventisei//46) nonchè il vitalizio da corrispondere per la sua ex qualità di Consigliere regionale, maturando alla data del raggiungimento del sessantesimo anno di età.

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