NAPOLI – – Vincenzo Lo Presto è tornato a casa della madre, agli arresti domiciliari, dopo soli due anni in carcere.

Il 43 enne è colpevole di omicidio preterintenzionale nei confronti della moglie, Fortuna Bellisario, che all’epoca dei fatti aveva solo 36 anni.

Una decisione che lascia tutti sgomenti, in particolare i familiari della giovane donna rimasta uccisa.

Un omicidio che fatica ad essere dimenticato per l’efferatezza fuori dal normale con cui è stato compiuto.

Lo Presto infierì sulla vittima a colpi di stampella finché la moglie non esalò l’ultimo respiro, il tutto mentre i tre figli minori erano a casa della nonna. Chi si macchia di tali crimini non dovrebbe avere così facilmente accesso agli sconti di pena.

Dalle carte si legge che i domiciliari sono stati comminati in quanto Lo Presto non viene considerato un soggetto socialmente pericoloso, nonostante sia stato condannato a 10 anni.

“Ma noi siamo sostenitori della certezza della pena, che deve essere una garanzia per le vittime, perché altrimenti è impossibile rendere giustizia. Siamo vicini a familiari di Fortuna che devono assistere a quest’ingiustizia che si consuma sotto gli occhi di tutti”. Queste le parole di Francesco Emilio Borrelli, Consigliere Regionale di Europa Verde e di Fiorella Zabatta componente dell’Esecutivo nazionale del Sole che Ride.

“Attendiamo di conoscere le motivazioni che hanno portato la Corte di Appello di Napoli a dimezzare le pene per i cinque imputati che la sera del 6 ottobre del 2016 violentarono una turista inglese ospite di un albergo di Meta di Sorrento: hanno ottenuto l’applicazione delle attenuanti generiche in quanto la turista non era stata drogata. La riteniamo una sentenza assurda. Appare, da una lettura superficiale, un’applicazione della legge con i paraocchi.

I mostri che hanno ripetutamente stuprato una donna – lei racconta che furono 10, e non 5 – attirandola in un locale adibito ad alloggio del personale, hanno ottenuto addirittura la decurtazione di metà della pena (da 8 anni ridotta a 4) solo perché non le avrebbero somministrato un drink alterato con droga.

Andrebbero innanzitutto riviste le pene per questi tipi di reati perché uno stupro, che cambia il corso della vita di una donna per sempre, e che rappresenta l’atto di vigliaccheria più infimo che un uomo possa compiere, merita pene più severe.

In questo caso ci sono la premeditazione e l’organizzazione del branco che attira la vittima per stuprarla.

Nel mondo animale non esistono atti così ignobili. La speranza è che la Cassazione riveda questa sentenza ed aumenti in maniera esemplare le pene: solo così si possono porre dei limiti ai delinquenti”. Questo il commento di Fiorella Zabatta e Marilena Schiano Lomoriello, rispettivamente dell’Esecutivo e del Consiglio federale nazionale dei Verdi – Europa Verde.

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