NAPOLI – “Ridare dignità e giustizia a chi attende da tempo e non si vuole rassegnare a subire, oltre il dolore, anche la mortificazione di vedere posare una pietra tombale, un’insopportabile rimozione storica e sociale, su un dramma umano, uno dei più grandi, fatto in nome del lavoro”. E’ quanto chiede, in una nota, l’associazione MaiPiuAmianto commentando le motivazioni, rese note in queste ore, della sentenza di primo grado al Processo Eternit-Bis che il 6 aprile scorso ha escluso l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale condannando l’imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiny a 3 anni e 6 mesi per un unico episodio di omicidio colposo, quello di Antonio Balestrieri, uno degli operai deceduto a causa di prolungata esposizione all’amianto. Per altri sei casi al centro del processo, i giudici hanno sancito l’avvenuta prescrizione mentre per un episodio hanno assolto l’imputato “perché il fatto non sussiste”. I sostituti procuratori di Napoli Anna Frasca e Giuliana Giuliano avevano chiesto in precedenza per il 74enne Schmidheiny una condanna a 23 anni e 11 mesi di reclusione. “L’Associazione MaiPiuAmianto – precisa la nota – chiede alle Istituzioni di farsi carico di questa profonda ferita, che mortifica non solo le famiglie delle vittime ma l’intera comunità, sostenendo e coordinando i soggetti interessati ad una Causa Civile in nome delle tante vittime e ridare loro il giusto rispetto e onorarne la memoria”.

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