NAPOLI – La Corte d’Appello, nell’emettere la sentenza assolutoria, non avrebbe tenuto conto delle prove evidenti della mancata bonifica dell’ex polmone industriale dell’area flegrea di i Napoli.
Ne sono convinti i giudici della corte di Cassazione che hanno riaperto il caso giudiziario sulla riqualificazione ambientale di Bagnoli, rispedendo gli atti e predisponendo un nuovo Appello. Emerge dalle motivazioni che son state rese note in queste ore, adottate dalla sezione presieduta da Stefano Mogini, rappresentata da Paola Masi, Giuseppe Santalucia, Francesco Centofanti e Stefano Aprile.
Nelle 50 pagine del documento sono sostanzialmente state accolte le conclusioni investigative del sostituto pg Stefania Buda, che ha condotto l’accusa fino all’Appello. Incassando, è giusto dirlo, in primo grado una vittoria con la condanna degli imputati e una sconfitta in appello attraverso le assoluzioni degli stessi. Ora la Cassazione ha imposto un ritorno in aula dove i manager coinvolti Giuseppe Pulli, Mario Hubler e Sabatino Santangelo (difesi dagli avvocati Claudio Botti, Riccardo Polidoro e Giuseppe Fusco) sono convinti di far valere nuovamente le loro ragioni.
Il nodo è sempre lo stesso: ci fu la bonifica? Quei suoli, inquinati pericolosamente come evidenziato da numerose perizie, sono attualmente bonificati? E se non si è provveduto o lo si è fatto in parte, chi doveva vigilare lo ha fatto? Come detto si ritorna in aula per questa che sembra una vicenda infinita che continua a passare sulla pelle degli abitanti della zona di Bagnoli.
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