SANT’ARPINO – Un grido non nuovo per il giovane santarpinese, che, in più occasioni, ha denunciato le condizioni di abbandono in cui versano alcune zone periferiche del comune atellano. Oggetto delle criticità sono via Dossenus, ingresso della vasca castellone, le prossimità del parco giochi Rodari (attualmente ancora chiuso), angolo via Guarino e via Compagnone, via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

“Nonostante l’impegno dei lavoratori ecologici – ha detto il 24enne -, il problema rifiuti continua a persistere, creando serio danno all’equilibrio ambientale della nostra città. All’ingresso della vasca di Castellone possiamo trovare scarpe abbandonate e rifiuti speciali di ogni tipo degni di una vera e propria discarica a cielo aperto; non diversa la condizione dell’ex Municipio dove da sfondo ci Tv e rifiuti di vario tipo. Vogliamo parlare delle mille segnalazioni che abbiamo fatto per il parco Giochi Rodari? La situazione è davvero preoccupante oggi oltre ad essere ancora chiuso è meta di sversamenti illeciti. Al di là delle distese o piccoli cumuli di spazzatura visibile all’occhio umano,  esiste anche quella invisibile, ricoperta dalla vegetazione che inghiotte interi marciapiedi. È davvero grave che chiunque si senta padrone di fare quello che gli pare, che ognuno si senta in diritto di sversare rifiuti vari nella terra che dovrebbe difendere.
Sicuramente è positivo aver ottenuto 35mila euro per fronteggiare la problematica; ora bisogna agire concretamente, divenendo più vigili nei punti dove il problema stenta a scomparire. Propongo che nelle scuole vengano promossi incontri con società operanti nel settore del riciclo dei rifiuti, così da favorire quella mentalità di cambiamento radicale che dobbiamo inculcare nelle menti dei futuri cittadini di Sant’Arpino. La politica può fare molto, può  monitorare le fonti d’inquinamento, creare condizioni di vita a misura d’uomo, incentivare la deambulazione all’interno dei paesi, creando spazi pedonali, ciclabili e aeree verdi, disincentivare un eccesso di produzione di rifiuti, ridurre le fonti d’inquinamento, sviluppare forme di prevenzione, difendere la natura e il paesaggio da aggressioni selvagge, creare forme di educazione permanente su temi e problemi di natura ambientale. La politica deve tornare a educare, deve proporsi come strumento formativo di stili di vita. Perché ciò avvenga deve avvicinarsi alla gente, alla quotidianità delle cose. Occorre ricordarsi sempre di essere persone al servizio della collettività e dei suoi bisogni.”.
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