NAPOLI – Un’intera famiglia intossicata dopo aver mangiato dei funghi raccolti all’interno dei boschi del Monaldi. La più anziana della famiglia, una 92enne è morta. Quattro invece, le persone che sono ricoverate al Cardarelli: due sono in terapia intensiva, gli altri due invece, non destano preoccupazioni. I funghi sarebbero stati raccolti nell’area boschiva che si trova alle spalle del Monaldi, sulla collina dei Camaldoli dove si trovano: faggi, castagni e pini mediterranei. All’apparenza sembravano dei chiodini e per questo motivo, la famiglia li ha consumati.
Sulla vicenda, l’Asl Napoli 1 Centro ha risposto l’invio degli ispettori. Il direttore Ciro Verdoliva commenta così l’accaduto: “È fondamentale far passare un messaggio diretto ai raccoglitori, per sensibilizzarli sul fatto che non devono consumare funghi di sospetta determinazione. Nel dubbio mai consumarli. Non ci si può improvvisare esperti, spesso le persone si limitano a guardare qualche foto su un libro o su internet, ma un conto è un’immagine, un conto è il fungo nella sua realtà e con le dovute distinzioni”.
Pietro Rinaldi dell’Ospedale Cardarelli dichiara: “I quattro ricoverati per intossicazione da funghi al Cardarelli avevano ingerito gli alimenti dopo averli raccolti in un parco cittadino nella convinzione si trattasse di Prataioli selvatici, non capendo essere dei Tignosi di Primavera (Amanita Verna), funghi estremamente tossici. Tutti e quattro – residenti nel centro storico di Napoli – si sono recati con mezzi propri al Pronto Soccorso dell’ospedale domenica mattina alle 9.00 circa, dopo aver ingerito i funghi nella serata di sabato e avendo accusato gravi malori durante la notte; da quanto riportato dai pazienti una quinta familiare ultraottantenne sarebbe deceduta durante la notte presso l’abitazione. I quattro – tre uomini e una donna, tutti in età compresa tra i 50 e i 70 anni – sono vigili, ma presentano un quadro clinico serio; due di essi sono in terapia intensiva, mentre altri due sono in degenza ordinaria. La valutazione dei pazienti è stata fatta dal Centro Antiveleni del Cardarelli, a seguito di analisi di laboratorio che hanno confermato quanto riferito dai pazienti. Il Centro Antiveleni dell’AORN “Cardarelli” è uno dei nove Centri esistenti in Italia ed è punto di riferimento del Mezzogiorno. È inserito sia nel circuito nazionale che europeo (ECHA) per attività di ricerca. Ha in essere un progetto di collaborazione con l’ISS per la “sorveglianza dei casi di esposizione/intossicazione a prodotti chimici pericolosi in ambienti domestici e professionali”. Aderisce al progetto nazionale “il sistema nazionale per il controllo e la sorveglianza dei chemicals a tutela della salute pubblica” promosso dalla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute.”