Un vasto incendio è divampato ieri, venerdì 4 luglio, sulla collina dei Camaldoli, in un’area boschiva già pesantemente segnata da roghi dolosi negli ultimi anni. Le fiamme si sono propagate rapidamente a causa delle alte temperature, generando una densa colonna di fumo visibile da diversi quartieri della città, dal Vomero all’Arenella fino al Lungomare. Forte l’odore di bruciato avvertito anche a chilometri di distanza, mentre cenere sospinta dal vento è piovuta su viale Michelangelo e in altre zone dell’area collinare.
I vigili del fuoco, allertati prontamente, sono intervenuti con numerose squadre coordinate dal Comando centrale di Napoli, diretto dal Comandante Giuseppe Paduano. L’incendio si inserisce in una drammatica continuità con quanto accaduto esattamente un anno fa, quando, il 19 giugno 2024, un rogo devastò oltre 100 ettari di macchia mediterranea sui versanti dei Camaldoli e di Soccavo, con focolai attivi per giorni, alimentati da vento, sterpaglie e, molto probabilmente, da più inneschi dolosi.
Anche stavolta, secondo le prime osservazioni, sembrerebbe difficile parlare di cause accidentali. “I boschi non prendono fuoco da soli”, afferma il deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che segue attentamente la vicenda allertato dai cittadini:
“È l’ennesimo attentato al verde e all’ambiente che il nostro territorio subisce. Abbiamo già vissuto questo scempio lo scorso anno, e nonostante gli appelli e le denunce, ci ritroviamo di nuovo a contare i danni. Serve una caccia all’uomo: chi ha dato fuoco deve essere identificato e perseguito. Dietro questi incendi c’è quasi sempre la mano dell’uomo: per dolo, per interesse, per ignoranza. Non possiamo accettare più alcuna forma di tolleranza o distrazione.”
I Camaldoli furono colpiti da un grossissimo rogo un anno fa, nel mese di giugno, e anche quando le fiamme sembravano essere state del tutto domante alcuni piccoli focolai ripresero vigore e diedero vita a nuove energiche vampate. Così, nonostante gli interventi dei mezzi aerei, l’incendio si è propagato per quattro giorni e i danni sono stati evidenti e gravi. Il verde della collina è stato sostituito dal grigio delle ceneri. In alcuni punti i Camaldoli apparivano come scappucciati dal verde dei boschi per “cospargersi il capo di cenere”. Letteralmente.
Borrelli conclude:
“Chiederemo ad ARPAC di continuare il monitoraggio sulla qualità dell’aria, ma è chiaro che ora va rivisto il piano di prevenzione e intervento. Le nostre colline, il nostro verde, il nostro futuro non possono più essere lasciati in balia dei piromani.”