Nuovi, agghiaccianti dettagli emergono sull’omicidio di Martina Carbonaro, la 14enne di Afragola trovata morta la sera del 26 maggio. Il suo ex fidanzato, il 18enne Alessio Tucci, ha confessato al Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli Nord di averla uccisa, colpendola alla testa con una pietra, solo perché la ragazza ha rifiutato un suo tentativo di darle un abbraccio. La confessione è avvenuta questa mattina nel carcere di Poggioreale a Napoli, durante l’udienza di convalida del fermo.
Tucci, difeso dall’avvocato Mario Mangazzo, ha ricostruito i momenti fatali. Secondo la sua versione, lui e Martina erano entrati insieme nel casolare abbandonato nei pressi dello stadio Moccia di Afragola, un luogo che frequentavano spesso durante la loro relazione. “Lui ha cercato di abbracciarla, lei ha rifiutato quell’abbraccio e a seguito di questo comportamento, mentre era di spalle, l’ha colpita”, ha riferito l’avvocato all’uscita dal carcere.
Il racconto di Tucci prosegue con dettagli macabri: “Poi ha sferrato un altro paio di colpi sempre con la stessa pietra e quando si è reso conto che Martina non era più in vita ha girato il corpo e l’ha coperto con degli arredi che erano nella casa abbandonata”. L’avvocato di Tucci ha aggiunto che il ragazzo “ha dichiarato che la povera Martina non respirava più, ha sentito che non respirava più”, pur ammettendo di non poter confermare se fosse ancora viva al momento dei colpi successivi. A suo giudizio, “Non c’è stato accanimento. Ci sono stati questi tre colpi e la ragazza poi ha perso i sensi quasi subito. Accanimento non c’è stato per il numero dei colpi inferti”.
In un gesto di vicinanza istituzionale, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha fatto visita questa mattina ad Afragola ai genitori di Martina Carbonaro. Mantovano ha espresso le condoglianze del Governo e ha rinnovato l’abbraccio affettuoso del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, come si legge in una nota di Palazzo Chigi.
Il dolore dei genitori di Martina, Marcello Carbonaro ed Enza Cossentino, è aggravato dalla straziante consapevolezza di aver condiviso i febbrili momenti delle ricerche della loro figlia scomparsa proprio con colui che l’aveva uccisa. “Lui – racconta il papà Marcello – ci ha aiutato con le ricerche. Io avevo l’assassino di mia figlia in macchina e non lo sapevo. Quando l’ho chiamato mi ha detto ‘ha fatto la sua strada e io la mia’”. Una realtà che ora rivivono, come in un film al contrario, ripercorrendo ogni parola e gesto di Alessio Tucci.
La madre, Enza Cossentino, non si dà pace e chiede l’ergastolo per Tucci: “Chi le ha fatto del male pagherà”. Riflette amaramente sul fatto che Alessio si sia fatto una doccia dopo l’omicidio, lavandosi via “i panni sporchi del delitto”, senza che si sappia dove siano finiti. Il suo tormento è acuito dal ricordo che l’arresto sia avvenuto proprio a casa loro, dopo che il ragazzo li aveva aiutati nelle ricerche. “Ora che non ho più mia figlia, non so chi mi stia dando questa forza, forse i miei angeli: mia madre, mio padre e mia figlia”, aggiunge.
Scavando a ritroso nella memoria, Enza Cossentino ripercorre alcuni dettagli che ora assumono un significato sinistro. “Tre settimane fa ho saputo che Alessio diede uno schiaffo a mia figlia, io avevo una cena a casa e non abbiamo potuto parlare, poi in camera mia figlia ha detto di aver sopportato tanto, pure uno schiaffo, e di aver sbagliato ad accettare queste cose. Mia figlia mi ha sempre parlato bene del fidanzato, ma oggi ho il dubbio che sia successo di più e che lei abbia taciuto”. Le torna alla mente anche un colloquio avuto con la madre di Alessio. “Mia figlia tramite social ha conosciuto un ragazzo con cui si sfogava, Alessio pensava l’avesse tradito. E sua mamma, non mi ha minacciato, ma mi ha detto ‘stai attenta ai social, qualcuno può violentare e uccidere’. Ora come ora posso dire che dovevo stare attenta al figlio. Non so se era un avvertimento, che lei forse aveva capito qualcosa e non me l’ha voluto dire”.



















