QUALIANO (Di Anna Calì) – “Affittasi” è questo il cartello esposto sul locale commerciale che una volta era in possesso della banca Monte dei Paschi di Siena situata a Qualiano.
Una banca in meno. E non è solo una notizia di cronaca economica, ma l’ennesimo segnale di una crisi profonda che attraversa in silenzio il tessuto urbano e sociale di un’intera comunità. In un paese già provato da una lenta e costante desertificazione commerciale, la chiusura di un presidio bancario rappresenta molto più che un disagio momentaneo: è il simbolo di un territorio che si svuota di servizi essenziali e di punti di riferimento
Oggi, a Qualiano, restano appena due banche, entrambe mal posizionate e poco accessibili. A queste si aggiunge un ufficio postale che, come testimoniano i residenti, “non funziona quasi mai”, con sportelli ATM spesso sprovvisti di contanti già dalle prime ore del mattino. Di notte, il problema si aggrava, poiché non si ha certezza sul funzionamento degli sportelli automatici e qualora uno avesse bisogno urgentemente di prelevare dei contanti? Il territorio, per densità abitativa e necessità quotidiane, avrebbe bisogno almeno di un secondo ufficio postale funzionante, anche perché le tre poste private presenti sul territorio non offrono tutte le operazioni, lasciando scoperta così gran parte dell’utenza.
La crisi dei servizi si incrocia con la crisi del commercio locale. Via Campana, una delle arterie storiche del paese, è praticamente deserta: resistono solo una macelleria, un’ottica, una farmacia e una tabaccheria.
Stesso scenario su via Santa Maria a Cubito, che vive solo grazie a un panettiere, un fioraio, una storica pasticceria e altri pochi negozi storici che tentano il tutto e per tutto per non chiudere; mentre, la maggior parte dei negozianti tra i vecchi e i nuovi hanno deciso di abbandonare del tutto e chiudere definitivamente i propri locali.
Niente edicole, niente librerie. Mancano punti di aggregazione, spazi culturali e attività che diano un’anima al centro urbano.
Il confronto con i comuni limitrofi è impietoso. Basta spostarsi a Giugliano, certamente più grande, ma non per questo inarrivabile, per notare la differenza: gelaterie, pasticcerie, negozi di abbigliamento, librerie come la Mondadori e una vivacità commerciale che sembra lontana anni luce.
Ma il vero buio, a Qualiano, è anche letterale. L’illuminazione pubblica è carente in più zone del paese.
Via Giuseppe di Vittorio, ad esempio, è del tutto priva di lampioni funzionanti, tanto che “fa quasi impressione uscire di casa dopo il tramonto”, raccontano alcuni residenti. Non è solo una questione estetica, ma un problema reale di sicurezza, soprattutto in un momento in cui i raid e gli episodi di microcriminalità si stanno moltiplicando. Anche in via Rosselli la nuova illuminazione, formata da lanterne con luci a LED risulta essere troppo fioca, insufficiente e anche deprimente.
In molte aree, dove si sta lavorando a un restyling urbano, si respira la solita incoerenza: si punta sull’abbellimento del centro, sulla facciata, mentre mancano interventi concreti di manutenzione ordinaria e di potenziamento dei servizi basilari. Un paese moderno non si misura solo in piazze nuove o sulla nascita di biblioteche digitali o parcheggi sotterranei, ma nella capacità di garantire ai propri cittadini un livello minimo di vivibilità: sicurezza, accesso ai servizi, spazi per la socialità e opportunità economiche.
Eppure, Qualiano non è sempre stata così. Chi ha memoria del passato racconta di un paese più vivo, più vissuto, più dignitoso. C’erano più attività commerciali, più servizi, più punti di incontro. Addirittura un cinema! C’era una quotidianità più semplice, forse, ma anche più funzionale.
Oggi, invece, quello che viene chiamato “progresso” rischia di portare il paese solo indietro. Perché andare avanti, se ci si ritrova ogni giorno con qualcosa in meno?
















