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Quando la kiss cam diventa un riflettore: la vicenda degli amanti scoperti al concerto dei Coldplay

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NAPOLI (Di Stefano Esposito) – La kiss cam ha ripreso due persone, Andy Byron e Kristin Cabot, durante il concerto dei Coldplay al Gillette Stadium di Boston, proprio mentre erano inequivocabilmente abbracciati. Non appena hanno realizzato di essere finiti sotto ai riflettori, hanno subito provato a nascondersi. Tentativo maldestro che ha trasformato un momento, che sarebbe dovuto essere privato, in un vero e proprio evento mediatico. Il frontman ha persino ironizzato sulla vicenda dicendo che quei due fossero “timidi”, contribuendo così a rendere ancora più virale il video.

Pochi giorni dopo la diffusione del video, oramai virale, la società, Astronomer, ha sospeso temporaneamente entrambi i dirigenti, per comportamento contrario agli standard etici e professionali, avviando un’indagine interna. Pete DeJoy è stato nominato amministratore delegato ad interim, mentre le risorse umane hanno sottolineato che nessun altro dipendente è rimasto coinvolto nella vicenda.

Consapevole della valanga scatenata da quel video, in un successivo concerto in Massachusetts, mentre la kiss cam inquadrava una coppia tra il pubblico, il frontman ha chiesto: “Parlate inglese? Mi sentite? Siete davvero una coppia? Una coppia ufficiale?”, scatenando le risate dei presenti.

L’episodio riaccende il dibattito sulla privacy negli spazi pubblici: ossia se, ed entro quali limiti, riprendere persone in luoghi aperti al pubblico sia effettivamente lecito. Peraltro, la successiva ripubblicazione online dei video sfida fortemente il labile, ma necessario, confine tra intrattenimento pubblico e rispetto dei diritti individuali. La viralità dei social trasforma ogni gesto in un potenziale show, annullando spesso la dignità di chi viene inquadrato.

In un mondo dove smartphone e telecamere sono davvero onnipresenti, la nostra esistenza si fa sempre più spettacolo teatrale. Così che ogni sguardo, ogni abbraccio, ogni gesto e ogni parola, decontestualizzata, possono potenzialmente immediatamente finire su uno schermo e diventare virali, rovinando esistenze per sempre.

In questa società, avere il diritto di sottrarsi allo sguardo altrui diventa allora un gesto di ribellione, un atto eroico per preservare la propria autenticità. Max Pezzali, ad esempio, prima di riprendere le persone nei suoi concerti, avverte con un messaggio.

Questa è etica, al di là della mera legittimità della ripresa. La vera domanda, però, in un mondo che pullula oramai di protagonisti social, non è più nemmeno quella se tutto questo sia legale e lecito, ma quanto ciascuno di noi sia effettivamente disposto a cercare di posizionarsi nel buio dietro le quinte.

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