Uomini che odiano le donne. Ne sono sempre di più o, per lo meno, spuntano fuori come funghi da quando cellulari, social e videosorveglianza permettono di immortalare e denunciare le scene di violenza.
Appena ieri è stata denunciata dal deputato di alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli un’aggressione da parte di un ragazzo alla sua fidanzatina (sedicenne, a quanto si sente dal filmato). Una lite scatenata dalla mancata obbedienza della giovane donna alle richieste del suo partner. Motivi di gelosia di soprattutto.
A poche ore di distanza da quell’episodio, ne è sbucato fuori un secondo.
Questo sarebbe avvenuto nella zona a Nord di Napoli, a Casoria. Anche qui la scena è stata registrata, ma stavolta da un cellulare di un residente. Si vede il maschio della coppia tentare di afferrare e colpire la ragazza che però riesce a tenerlo lontano per un po’ spintonandolo e difendendosi con dei calcetti. Poi però l’uomo riesce a prendere il sopravvento afferrando il viso ed il collo della ragazza. “Ti spacco la testa nel vetro(dell’auto). Vuoi vedere che schianto tutto? Vuoi vedere?”- si sente dire- sembra siano queste le parole-dal ragazzo nel video.
“Qui la registrazione e l’audio sono meno chiari ma non è importante. “- commenta Borrelli assieme al consigliere comunale di Casoria di Avs Salvatore Iavarone- “Qualsiasi sia il motivo che abbia spinto quell’individuo (proprio non posso definirlo uomo) prima ad inveire contro la ragazza e poi ad aggredirla, non esistono giustificazioni, non si può assolutamente neanche minimamente tollerare un tale gesto. Arroganti, prepotenti e violenti contro chi, anche dal punto di vista della differenza fisica, non è in grado di reagire per poi magari tremare e piangere davanti ad un giudice per chiedere pietà (magari spronato dall’avvocato). Sono soggetti pericolosi e sono quelli che fanno più paura, perché quando abbassi le difese e gli concedi qualcosa ti azzannano.
È ovvio che la concezione che hanno dei rapporti umani e sociali, della donna, gli è stata trasmessa, gli è stata inculcata, dalle famiglie, dall’ambiente in cui hanno vissuto. Rieducazione sì, ma più che per salvare loro, per sovvertire l’ordine della cultura patriarcale e salvare le donne, le vittime degli abusi e delle violenze. Prima di poter anche solo pensare di fare qualsiasi altra cosa, occorre dare la possibilità alle donne di denunciare senza paura e vergogna, di allontanare chi le minaccia e di salvarsi.”