NAPOLI – Il caffè, tra le bevande più amate dai napoletani, diventa uno strumento di reinserimento sociale per detenuti: questo grazie al progetto “Un Chicco di Speranza”, presentato oggi alla casa circondariale di Secondigliano a Napoli, dove è stato firmato il protocollo d’intesa tra il carcere, la diocesi e la Kimbo.
In 10 avranno la possibilità di essere formati come baristi. Poi l’iniziativa prevede l’allestimento di un magazzino ricambi per le macchine da bar da riparare e rigenerare e la possibilità per i detenuti in semi libertà di prelevare e riconsegnare la strumentazione nei punti vendita. Infine, con il coinvolgimento della facoltà di Agraria della Federico II, si sta valutando la possibilità di realizzare una piccola piantagione di caffè all’interno della struttura detentiva.
Il progetto è partito dall’ufficio del lavoro dell’Arcidiocesi che poi si è adoperato a sensibilizzare la Kimbo
A siglare le carte l’arcivescovo di Napoli, mons. Domenico Battaglia, il presidente dell’azienda di caffè, Mario Rubino e la direttrice della casa circondariale “Pasquale Mandato”, Giulia Russo.
Ai lavori ha preso parte anche Antonio Mattone, direttore dell’ufficio per la pastorale sociale e del lavoro dell’Arcidiocesi di Napoli.
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