NAPOLI – Cosa ci fa una telecamera in un gruppo di sordo-ciechi? La regista Laura Viezzoli, già pluripremiata con il suo precedente La Natura delle Cose, sfida le convenzioni e ci guida nel centro vitale delle relazioni.

A maggio arriva in sala il suo Quando tu sei vicino a me, prodotto dalla napoletana Ladoc insieme a Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione generale Cinema e audiovisivo e della Regione Campania per la distribuzione, con la collaborazione di Fondazione Film Commission Regione Campania.

Premiato alla sua anteprima mondiale al Ji.hlava International Documentary Film Festival e presentato in Italia in concorso al 65.simo Festival dei Popoli, Quando tu sei vicino a me sarà in sala per tutto il mese di maggio, un tour in cinque regioni

che vedrà la regista sempre presente ad accompagnare il film ad ogni proiezione. In Campania, sarà a Napoli al Multicinema Modernissimo, Via Cisterna Dell’Olio 49/59, martedì 17 maggio alle ore 21.00 , e al Cinema Partenio di Avellino il 18 maggio.

“Quando tu sei vicino a me”, da cui prende il titolo, è il verso di una celebre canzone di Gino Paoli. A cantarla, spesso e a squarciagola, è Milena, uno degli ospiti della Lega del Filo d’Oro, punto di riferimento in Italia per la valorizzazione di persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. Ed è proprio in uno di questi Centri che si inserisce la camera di Viezzoli, un microcosmo immerso nelle colline con una straordinaria concentrazione di linguaggi diversi.

Durante l’arco di quattro stagioni, Milena e altri ospiti del Centro della Lega del Filo D’Oro di Osimo accompagnano la regista alla scoperta del loro mondo, una comunità dove il linguaggio verbale è solo uno dei tanti per esprimersi e, alla distanza di una mano, ci si scambia informazioni, si bisticcia, si impara e si scherza. E dove regna, a dispetto dei limiti fisici, una intensa vita affettiva e comunicativa.

Come afferma il filosofo e psicologo Paul Watzlawick, “è impossibile non comunicare. In qualsiasi tipo di interazione tra persone, anche il semplice guardarsi negli occhi, si sta sempre comunicando qualche cosa all’altro”. «È proprio da qui che parte la mia riflessione» racconta la regista «Se non poter vedere, parlare e sentire sono le premesse per un isolamento assoluto, cosa succede a chi non ha questi strumenti? Cosa significa per loro che io giri un film?»

Viezzoli lascia aperti gli interrogativi ma ci riporta all’essenza del concetto espresso da Watzlawick: la comunicazione esiste se c’è presenza e interazione con l’Altro.

Il metodo Malossi, la LIS tattile, il Pittografico, l’oggettuale, il Tadoma e altri linguaggi individuali creati ad hoc al Centro, così come la macchina da presa della regista, diventano allora ponti fra le persone, passaggi attraverso cui costruire relazioni ed esplorare il mondo.

Con questo ultimo film Laura Viezzoli porta avanti il suo viaggio ai confini della comunicazione umana iniziato con La Natura delle Cose, pluripremiato documentario presentato al Festival di Locarno nel 2016, in cui, nel dialogo fra la regista e il protagonista Angelo, teologo malato di Sla, emerge come all’impedimento del corpo corrisponda una vivacissima mobilità e ricchezza interiore.

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