NAPOLI – Lunedì 28 giugno, alle ore 22:30, nel Giardino Paesaggistico di Porta Miano (ingresso da Porta Miano) del Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, L’isola di Ted debutta con “Carmine Verricello. Una storia vera”, nell’ambito della quattordicesima edizione del Campania Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio, realizzata con il sostegno della Regione Campania e organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano.

Lo spettacolo è scritto e diretto da Alberto Mele e Marco Montecatino, con Renato Bisogni, Cecilia Lupoli e Marco Montecatino e prende spunto dal film “Lars e una ragazza tutta sua di Gillespie, in cui il protagonista Ryan Gosling si fidanza con una Real Doll. Lo spettacolo de L’Isola di Ted, con cui la compagnia ritorna al Festival per il secondo anno consecutivo, riprende la storia, ambientandola nella provincia partenopea, e scegliendo come controparte femminile Oxana, una Real Doll molto seguita sui canali social.

Sinossi

Camposano a Valle, un paesino a ridosso di Napoli, la settimana di Pasqua. Carmine (29) e Aniello (35) Verricello, sono due fratelli la cui semplice vita fatta di lavoro al mini-market che gestiscono e cene domenicali, viene minata dall’arrivo di Oxana, una Real Doll ucraina con cui Carmine si fidanza. La nuova fiamma porterà scompiglio nella vita dei due, spronando Carmine a liberarsi dall’amorevole giogo di un fratello/padre/padrone. Sentitosi alle strette, Aniello chiede nuovamente aiuto al Centro di Salute Mentale, obbligando Carmine ad andarci contro la sua volontà. Qui farà capolino Alice Capri (25), stramba e avvenente dottoressa, che entrerà nella vita di Carmine, stravolgendola definitivamente.

Info: https://campaniateatrofestival.it/spettacolo/carmine-verricello/

Note di Regia

Attraverso la voce di Carmine Verricello, un fruttivendolo di quasi trent’anni di Camposano a Valle, paesino della provincia napoletana, abbiamo deciso di raccontare l’oblio e la solitudine che oggi non è più̀ solo prerogativa delle grandi città, ma si è innestata e radicata anche nelle piccole comunità̀, diventando una questione universale non più̀ ascrivibile soltanto a quella parte di mondo più̀ progredita e tecnologica. Siamo partiti dall’ispirazione dataci dal film del2007 “Lars e una ragazza tutta sua” di Craig Gillespie, in cui il protagonista, un ragazzo sui generis interpretato da Ryan Gosling, comincia una relazione con una Real Doll, riuscendo con la sua fanciullesca umanità̀ a scalfire la pur giustificata coltre di diffidenza degli abitanti del suo paesino nel Wisconsin.

La vita di Carmine si dipana fra il rapporto con suo fratello Aniello – macellaio arcigno rimasto vedovo a 31 anni – e il suo lavoro al mercato di San Severo, dove instaura quotidiane conversazioni con i clienti, spendendo le proprie idee sulla vita e sul mondo attraverso pittoreschi soliloqui travestiti da amene chiacchierate. Nella sua vita fa capolino Oxana, una Real Doll dalle origini ucraine, di cui Carmine si professa innamorato, raccontando della loro conoscenza e del loro rapporto omettendone la verità̀. La storia di Carmine funge da cartina di tornasole per l’umanità̀ che ci interessa raccontare, un’umanità̀ che appare sorpresa della sua stessa fragilità̀ e dai rapporti sempre meno improntati sul “sentire”; per il gran senso di solitudine che fatichiamo ad interpretare, rifugiandoci sempre di più̀ dietro un velo di politically correct invece di imparare ad accettare una vita che possa non rientrare in questa moderna iper-canonicità fatta sempre più̀ di “cose possedute e viste”, piuttosto che di esperienze e cultura dell’altro. Abbiamo profondamente lavorato nell’analizzare quanto “l’altro” stia, a nostro parere, risultando sempre di più̀ il problema e non l’opportunità̀. In una cultura sempre più̀ cullata dalla paura, anche la morale diventa un’arma negativa, relegando la scelta fra un comportamento sbagliato ed uno giusto, ad un semplice timore nell’essere giudicati da un’orda di giudici che, spostatisi dalle finestre ai monitor, finiscono per risultare ancora più̀ gretti, ancora più̀ insulsi.

Nel prosieguo della nostra storia compare Alice, una dottoressa che finisce per entrare in competizione con l’erotismo e la spregiudicatezza di Oxana, dando vita ad una romantica, complicata e a tratti divertente battaglia per accaparrarsi l’amore del giovane fruttivendolo.

Prima influenza per la ricerca drammaturgica è stato il film del 2007: “Lars e una ragazza tutta sua”; opera prima, perla del cinema indipendente americano, del regista Craig Gillespie. La pellicola indaga il tema delle Real Doll tralasciando la natura puramente sessuale e anzi riesce a immettere, con trovate molto felici, una certa poesia nella trama nonostante il protagonista abbia chiari disturbi della personalità̀.

Le immagini fotografiche di Helmut Newton per playboy, il suo studio sulle bambole e sui manichini, ci hanno aiutato per ricostruire l’oblio e la asetticità̀ di questi oggetti sessuali. Le foto di Newton, che accostano bellissime modelle a delle bambole che le somigliano in tutto e per tutto, hanno suscitato in noi un timore, tramutato poi in ispirazione, sulla sostituibilità̀ dell’essere umano. Dando per assodato che diano piacere, può̀ un manichino anche dare e ricevere amore?

Ovviamente internet ha fatto il resto, servendoci su di un piatto d’argento input di ogni tipo. Dalle recensioni sull’efficacia sessuale delle bambole, alla scoperta delle molteplici categorie di queste bambole. Bionde, brune, rosse, formose, giovani, adulte, asiatiche, nordiche, di colore e chi più̀ ne ha più̀ ne metta.

Insomma, un mondo che tende al feticismo e alla perversione, qualcuno direbbe allo squallore, ma in fin dei conti è comunque un’umanità̀ che esiste e che ci incuriosiva indagare.

E così come una bambola sostituisce una donna, noi abbiamo provato a sostituire il feticismo con la necessità, il sesso con l’amore e lo squallore con la poesia.

Abbiamo disegnato i personaggi evitando di tratteggiare gli aspetti che potessero riguardare i costrutti formali dovuti all’essere adulti, lasciando alla narrazione il solo compito di costruire un micro-universo in cui a muoversi sono tre ragazzini in là con gli anni, vittime delle paure e delle aspettative dei grandi. Un ingombrante gioco fatto di assordanti bugie e sibilline verità̀, dove in palio c’è un posto in un mondo dove alla fine nessuno dovrebbe trovarsi. Il viatico della follia come appendice di una puerile ma sana condizione, dove uomini e donne non sono in guerra, ma perennemente incatenati al gioco della vita.

Lo spettacolo, al suo debutto nazionale, presenterà̀ un impianto scenico basato principalmente dalle classiche cassette da ortofrutta. Le cassette, oltre a raccontare la puteca dei fratelli Verricello, trasformeranno la scena nei vari ambienti necessari allo spettacolo.

Abbiamo deciso di mettere in atto un contrasto sensoriale utilizzando il calore del legno, i colori della frutta e della verdura mettendoli in opposizione con l’asetticità̀ del lattice della bambola protagonista.

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