NAPOLI – Venerdì 8 ottobre (con repliche il 9 e il 10) alle ore 20,30 a Galleria Toledo, Teatro Stabile di Innovazione diretto da Laura Angiulli, apre la stagione “Napule 70” di e con Claudio Ascoli.

Settembre 1973: a Napoli il colera, a la Moneda (Santiago del Cile) il golpe del generale Pinochet e l’uccisione di Salvador Allende. A Napoli sono le cozze, ‘e còzzeche, ad essere incolpate; «Cara còzzeca, tu staie nguaiata»/ dicette ‘o magistrato. «’o fatto è chisto,/ ccà nun te salva manco Giesu Cristo:/ o l’ergastolo, o muore fucilata./ Qua ci sono le prove, figlia mia…/Tu hai portato il bacillo del colera», scriveva Eduardo De Filippo.
Negli stessi giorni una giovane compagnia teatrale risistemava a Port’Alba uno scantinato preparando quello che di lì a pochi giorni sarebbe diventato un piccolo teatro: il Teatro, Comunque. Sì… con la virgola e il punto, come a sottolinearne la necessità!
La compagnia si chiamava e si chiama Chille de la balanza. Fondata e guidata da Claudio Ascoli, ultimo rampollo di una famiglia di teatranti napoletani; con lui, tra gli altri, il fratello minore, Dario, allora ancora un ragazzo, oggi critico musicale e Pasquale Scialò, musicista e musicologo.
Sono i magici anni ’70. Un decennio che si conclude domenica 23 novembre 1980 con il terremoto. La ferita è profonda, l’utopia di chi anche in cultura aveva tanto speso per una rinascita di Napoli subisce un colpo mortale. Diverse le risposte, le strade intraprese dagli Artisti napoletani.
I Chille, dopo alcuni anni vissuti in Europa, nel 1985 trovano casa in Toscana e poi, è storia più recente, dal 1998 a San Salvi, l’ex-città manicomio di Firenze.
Nel 2020: nasce Napule ’70, uno spettacolo sugli anni ’70 a Napoli, ma anche sui 70 anni di Claudio Ascoli, il vecchio-giovane fondatore dei Chille nel 1973.

Che cos’è “Napule ‘70? “Forse è più facile dire cosa non è – dice Claudio Ascoli – né vuole essere: non un amarcord, non un eravamo meglio noi, non una confessione-racconto! Napule ’70 è uno spettacolo che è soprattutto un emozionante divertente incontro tra corpi di allora e di adesso, tutti positivamente infettati dall’idea di cambiare il mondo anche nell’apparente impossibilità.
“Le cose più belle non sono quelle che hanno senso, ma quelle che hanno sensi, che ti prendono il corpo, nella totalità. E’ una narrazione tra sogno e realtà, discontinua, talora buia, spesso – si spera– piena di luci”.

Claudio Ascoli e Sissi Abbondanza, sua compagna di vita e di lavoro da oltre 40 anni, raccontano, giocano, inventano, costruiscono, svelano e rivelano un mondo. Dialogano con presenze-assenze: il nonno, capostipite e capocomico della compagnia teatrale Ascoli, morto pochi giorni prima della nascita di Claudio e ancora il padre Antonio, abile costruttore di maschere (Pulcinella) ed oggetti per il teatro del figlio; per finire ad un giovane critico che interroga-insidia l’attore sull’oggi e sui possibili nessi-legami tra la Napoli degli anni ’70 e la San Salvi-Firenze di oggi.

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