NAPOLI – Dall’11 aprile al 5 giugno, la Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Napoli ospita un’importante antologica dedicata a Guglielmo Longobardo. Oltre 60 opere, con dipinti datati dagli anni Settanta ai nostri giorni, più un significativo nucleo di carte, indicano un percorso creativo dove la pittura è vista come unico, possibile varco aperto sul mondo, mezzo, tecnica, gesto cui restare fedeli nel corso del tempo. Così, “il quadro è simile a uno schermo – ha scritto Vitaliano Corbi a proposito dell’opera di Longobardo – su cui passa il film della nostra esistenza: un luogo di segni sfuggenti ed enigmatici e tuttavia familiari”.
L’esposizione, curata dai responsabili del patrimonio dell’istituzione napoletana, Federica De Rosa, Marco Di Capua e Andrea Zanella, si riallaccia al ciclo già dedicato in questa sede ai più rilevanti protagonisti dell’arte napoletana del secondo ‘900, e nello stesso tempo intende inaugurare una serie di nuove mostre volte a intercettare nomi e opere dell’arte attuale. Queste saranno presenza costante, accanto alla prestigiosa collezione permanente, negli spazi della Galleria, oggi coinvolta in un programma di riallestimento, e di prossima riapertura. Guglielmo Longobardo è nato a Bacoli (Napoli) nel 1948. Diplomatosi nel 1972 all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove studia con i maestri Giuseppe Capogrossi e Armando De Stefano, vi ritornerà come docente di Decorazione nel 1996, dopo aver insegnato nelle Accademie di Catanzaro, Foggia, Bologna e Urbino.Agli inizi degli anni Settanta ha inizio l’attività espositiva, e già nel 1975 Longobardo è presente alla X Quadriennale di Roma con l’opera A fior di pelle, presente oggi in mostra. “Fin dai primi dipinti – scriverà il poeta Michele Sovente nel suo lungo, appassionato sostegno critico al lavoro del pittore – emerge un illuminato interesse per la qualità tutta fisica, propriamente visiva, atmosferica del colore, della forma, dello spazio, per gli effetti di sospensione, fuga, sortilegio”.Dalle prime mostre alla metà degli anni Ottanta la pittura di Longobardo colpisce la critica e il pubblico per la sua purezza, per la sua imprevedibilità e per il rapporto che instaura con la superficie della tela, campo di azione di eventi.Presente in esposizioni nazionali e internazionali, l’artista alterna la sua autonoma ricerca a mostre di gruppo, spaziando dalla ricerca sulla cultura artistica del territorio a temi universali, riflettendo anche sulle condizioni culturali e sui significati del proprio legame col contesto campano, in particolare col territorio flegreo, una natura alla quale in modo inedito egli si riconnette.Dalla metà degli anni Ottanta il lavoro di Longobardo è ispirato tanto da un intimismo emotivo quanto da alcuni aspetti sociali che il pittore tratta con ironia (in mostra alcune opere delle serie Manu-fest, 1977; Pausa per la pubblicità, 1980), sempre interrogandosi sui percorsi e i temi della pittura dal dopoguerra, con lo sguardo soprattutto all’Informale, che egli attraversa anche grazie al profondo rapporto che lo lega a Domenico Spinosa.Nei lavori degli anni Novanta la vitalità del mondo si trasforma in segno puro, in flash e rifrazioni, in una astratta, movimentata dinamica di spazi intensamente cromatici, mentre negli ultimi lavori, quelli del 2016, entrano direttamente in scena gli strumenti del suo fare pittura, con un’inedita tensione verso forme primarie.Catalogo Art’em, con interventi dei curatori e di Guglielmo Gigliotti, Marco Rinaldi , apparati bio-bibliografici a cura di Alessia Iannone e Mauro Maurizio Palumbo.Nelle domeniche di maggio saranno organizzate visite guidate alla mostra a cura di Alessia Iannone e Mauro Maurizio Palumbo.