NAPOLI – Sabato 26 marzo 2016 vi aspetta un appuntamento imperdibile con l’Associazione culturale locus iste – Luoghi e Memoria. Vi condurremo in visita presso il Museo civico “Gaetano Filangieri” di Napoli e presso la Sala Agata

, situata al secondo piano del museo. Intitolata alla madre del Filangieri la sala è stata di recente restituita ai napoletani dopo sedici anni di chiusura e due di restauro.Il museo che ha sede nel quattrocentesco Palazzo Como, fu costruito per volere del ricco mercante Angelo Como nelle forme del Rinascimento fiorentino. All’interno del palazzo, demolito e ricostruito 20 metri più addietro per allargare la strada, nel 1888 Gaetano Filangieri, principe di Satriano, con il materiale che egli stesso aveva riunito nel ventennio precedente, allestì e inaugurò l’omonimo museo, finanziando personalmente i lavori di riedificazione dell’edificio. In esso raccolse tutte le innumerevoli e pregevoli collezioni d’arte di sua proprietà, fino a quel momento custodite in casa Filangieri.  Di questo originario nucleo, il principe redasse un catalogo a stampa che ebbe la duplice funzione di inventario patrimoniale e di guida del museo, e che rispecchiava perfettamente, attraverso le opere catalogate, la sua idea di museo come strumento didattico. Convinto sostenitore della funzione sociale dell’arte, tuttavia Filangieri non venne subito compreso dai suoi contemporanei.Durante il secolo scorso la ormai mutilata collezione, passata attraverso saccheggi e incendi, venne  arricchita da donazioni di famiglie napoletane che consideravano quel luogo un “Museo della città per la città”. Le armi orientali, la scultura dell’800 napoletano con i busti ritratto della famiglia Filangieri, i dipinti del ‘600 e ‘700 di Battistello Caracciolo, Ribera, Fischetti, Palizzi, le ceramiche ferdinandee e di Capodimonte, con la splendida serie di Filippo Tagliolini, la ricchissima collezione di monete, curiosità come il plastico in gesso dell’edificio che ospita il Museo e poi presepi, tappeti, merletti e stemmi, ritornano oggi ancora una volta a raccontarci di quel sogno moderno di un principe dell’Ottocento. Un sogno per la città.

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