NAPOLI – Stasera alle ore 20.30 al Cinema Academy Astra ritorna il consueto appuntamento settimanale con la rassegna “AstraDoc – Viaggio nel Cinema del Reale” – curata da Arci Movie, Parallelo 41 Produzioni, Coinor e Università “Federico II” con il patrocinio del Comune di Napoli – con un evento in esclusiva per iniziare il nuovo anno e dare il via alla programmazione di Gennaio.

Si riparte con uno dei documentari italiani più interessanti dell’ultimo anno, LA SCOMPARSA DI MIA MADRE di Beniamino Barrese con Bendetta Barzini (Italia 2019 – 96’), un film che mette in relazione il regista Beniamino Barrese con la decisione della madre, Benedetta Barzini (modella e icona degli anni ’60, poi dagli anni ’70 femminista, docente e scrittrice) di lasciare ogni cosa, di liberarsi della propria immagine e scomparire in luogo lontano e sconosciuto.

Il progetto si trasforma in un’intensa battaglia per il controllo della sua immagine, uno scontro personale e politico insieme tra opposte concezioni del reale e della rappresentazione di sé, ma anche un dialogo intimo, struggente, in cui madre e figlio scrivono insieme le ipotesi di una separazione, difficile da accettare e forse impossibile da raffigurare.

Il film dopo la presentazione mondiale al Sundance Film Festival, ha girato in oltre 50 grandi festival di tutto il mondo raccogliendo numerosi premi fino ad essere candidato agli European Film Awards, gli Oscar Europei del cinema.

Alla serata sarà presente la protagonista Benedetta Barzini e interverranno, per dialogare con lei, l’attrice Iaia Forte, la giornalista e scrittrice Cristina Sivieri Tagliabue e il Presidente di UCCA Roberto Roversi.

L’evento è realizzato in collaborazione con la rassegna nazionale “L’Italia che non si vede” a cura di UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci), una delle nove associazioni nazionali di cultura cinematografica, e con “Le contemporanee”, startup digitale al femminile che ha l’obiettivo di unire donne di generazioni diverse, di estrazioni culturali e sociali differenti attraverso un media civico online.

AstraDoc – che continuerà fino ad aprile 2020 – proseguirà la programmazione di gennaio con altri tre grandi appuntamenti.

Il 17 Gennaio ci sarà la proiezione, alla presenza del regista e del cast, del pluripremiato documentario SELFIE di Agostino Ferrente (Francia/Italia, 2019 – 78’) sulla vita nel Rione Traiano di due sedicenni legati al ricordo della tragica scomparsa di Davide Bifolco, che si raccontano attraverso i loro telefonini. Il film ha avuto grande eco non solo in Italia, dopo la presentazione alla Berlinale Film festival 2019 e la candidatura agli European Film Awards.

A seguire il 24 gennaio sarà la volta di uno straordinario documentario animato, ANOTHER DAY OF LIFE di Raúl de la Fuente e Damian Nenow (Polonia/Spagna/Germania/Belgio/Ungheria, 2018 – 85’). Presentato al Festival di Cannes e vincitore dell’European Film Awards per il miglior film d’animazione 2018, il film è tratto dal romanzo omonimo del 1976 del grande reporter polacco Ryszard Kapuściński sulle vicende di un giornalista, “Ricardo” (lo stesso Kapuściński), impegnato a testimoniare gli eventi della guerra civile angolana dopo che il Portogallo ha abbandonato la sua colonia. Il film sarà preceduto dalla proiezione del cortometraggio “Goodbye Marilyn” (Italia, 2018 – 13’) di Maria Di Razza e da un incontro con l’autrice.
Infine, ultimo appuntamento della programmazione di gennaio, il 31 gennaio altra grande esclusiva con l’anteprima italiana – dopo la presentazione ad “Alice nella città” presso la Festa del Cinema di Roma – di LE METAMORFOSI ultimo lavoro di Giuseppe Carrieri (Italia, 2019 – 96’), con la voce narrante di Marco D’Amore e prodotto dall’Università IULM di Milano, con Rai Cinema e Natia Docufilm. Un viaggio onirico e post-apocalittico da Napoli a tutta la Campania, con un itinerario a metà tra reale e fantastico, guidato dai testi de “Le metamorfosi” del grande Ovidio. Alla serata saranno presenti il regista, il cast e il Rettore dello IULM, nonché giornalista e critico cinematografico, Gianni Canova.

NOTE DI REGIA “LA SCOMPARSA DI MIA MADRE”
“Da quando ho compiuto sette anni e mio padre mi ha regalato una telecamera e una macchina fotografica, scattare e filmare sono diventati una strategia per trattenere esperienze e persone amate, salvandole dallo scorrere del tempo.
Ho sempre cercato di fare lo stesso con mia madre – ma metterla di fronte ad un obiettivo non è mai stata un’impresa facile. Provavo una sorta di riverenza nei suoi confronti. Mi sembrava impossibile contenerla in un’immagine. Era troppo di tutto: troppo bella, troppo intelligente, troppo carismatica, troppo aggressiva, troppo forte, troppo profonda, troppo speciale. Nonostante fossimo da sempre molto legati (sono il suo ultimo figlio, il suo “beniamino”, come dice il mio nome), è sempre stata un mistero per me. Le poche cose che scoprivo sul suo passato, inconciliabili con la Benedetta che conoscevo, traslavano la sua persona in una nebulosa dimensione di mito.
Con il tempo, il mio bisogno quasi fisico di trasformare il vissuto in materiale visivo mi ha portato a lavorare come fotografo, filmmaker e direttore della fotografia. Mia madre non ha mai smesso di mettere in discussione questa mia passione, spingendomi a ragionare sul valore e il potere delle immagini – un veicolo di conoscenza ma anche di manipolazione, un codice che spesso rischiamo di subire perché ci mancano gli strumenti per leggerlo, decifrarlo e criticarlo.
Nel tragitto del dialogo – a volte silenzioso, a volte esplicito – che si è instaurato tra noi su questi temi, la volontà di mia madre di “scomparire” è arrivata come una battuta finale, la boutade che scompagina tutto. Che cosa ti resta da fare quando tua madre ti dice di volersene andare per sempre? Decidere di fare questo film è stato il mio tentativo di trovare una risposta. Ho ricominciato a filmare mia mamma come facevo da bambino, partendo dalle sue lezioni e guadagnando piano piano terreno, fino ad arrivare in quello spazio intimo in cui da sempre l’avevo conosciuta. L’ho fatto con e contro mia madre, sostenuto dalla fiducia che l’esposizione del nostro conflitto (personale ma anche politico) potesse essere un modo, per quanto paradossale, di celebrare quelle domande che non aveva mai smesso di pormi.
Ora, alla fine di questo percorso, so di non essere riuscito, ancora una volta, a racchiudere mia madre in un’immagine capace di raccontarne l’autenticità – il valore per lei più importante tra tutti. Anzi, al contrario, ho capito finalmente che mia madre aveva ragione. Come lei spesso ripete, “ciò che veramente conta, è sempre invisibile”. L’essenza delle cose ha a che fare con la nostra esperienza, e sta sempre al di là di quello che è possibile rappresentare.” (Beniamino Barrese)

BENEDETTA BARZINI
Benedetta Barzini è una delle protagoniste della moda internazionale. Dopo gli anni ‘60, quando ha lavorato come fotomodella negli Stati Uniti, ha ripreso gli studi per capire meglio in cosa consistesse il suo pluriennale lavoro nella moda e si è specializzata nell’analisi del senso e significato dell’abito nel tempo. Ha insegnato questa tematica legata all’antropologia culturale all’Università di Urbino, al Politecnico di Milano e alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Ha collaborato a parecchie testate, fra cui “Vogue Italia” e “Amica”, ed è autrice di due libri.

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