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NAPOLI – Il sax di James Senese che intona la melodia di “Chi tene ‘o mare” affacciato sul porto di Napoli, prima che partano le immagini dell’esecuzione live di Pino Daniele, il rap-dedica di Clementino che si rivolge al maestro dai tetti della città, il racconto di Peppe Lanzetta di quando, alla fine del leggendario concerto del 19 settembre 1981

in piazza del Plebiscito, seguì la band in un ristorante pieno di impresari e portaborse e trovò Pino rifugiato in uno dei pullman fuori dal locale che lo abbracciò commosso e ancora incredulo per quella prima notte dei 200mila della sua carriera.Sono solo alcuni dei passaggi emozionanti di “Pino Daniele – Il tempo resterà”, il film documentario di Giorgio Verdelli sul grande musicista e cantautore napoletano scomparso il 4 gennaio di due anni fa, che avrà un’uscita evento in circa 300 sale cinematografiche il 20, 21 e 22 marzo prossimi e verrà presentato in anteprima al Teatro San Carlo di Napoli il 19 marzo, giorno del compleanno (sarebbe stato il 62esimo) e dell’onomastico di Pino Daniele.Non mancano vere proprie rarità, come un filmato amatoriale realizzato nella casa romana di Massimo Troisi durante l’incontro in cui Pino presenta per la prima volta all’attore e regista di San Giorgio a Cremano un primo abbozzo di quella che diventerà “Quando”, la canzone portante della colonna sonora del film di Troisi “Pensavo fosse amore invece era un calesse”.Il film, nato come un’evoluzione della puntata del programma Rai “Unici” (di cui Verdelli è stato autore e regista) dedicata all’artista, è realizzato con materiali di archivio dagli esordi fino all’ultimo tour, brani di interviste allo stesso Pino Daniele registrate tra il 1978 ed il 2014 e tanti contributi di artisti che hanno lavorato con lui (a partire dalla superba band di “Vai mo’”, ovvero James Senese, Tullio De Piscopo, Joe Amoroso, Rino Zurzolo e Tony Esposito) o che semplicemente lo ammiravano, da Vasco Rossi a Stefano Bollani. Ma sullo schermo scorrono anche le infinite collaborazioni internazionali di Pino, musicista apprezzatissimo al livello planetario, da Eric Clapton a Pat Metheny. La voce narrante è di Claudio Amendola, la fotografia di Francesca Amitrano, il montaggio di Emiliano Portone.La voce narrante è quella di Claudio Amendola, fan di Pino, ma il filo conduttore è appunto la sua musica live, dagli esordi con “‘Na tazzulella ‘e cafè” al tour del 2014 in cui risuonò per intero l’album “Nero a metà”.”Il lavoro di ricerca di immagini di repertorio è stato reso possibile dalla grande disponibilità dei figli di Pino e di Fabiola Sciabbarrasi, mentre Alessandro Daniele ha partecipato alla realizzazione. Ho cercato di non battere strade troppo battute, anche con scelte musicali inconsuete, da “Schizzechea with Love” a “Che te ne fotte”, e ho evitato qualsiasi accenno biografico diverso dalla musica”, ha spiegato Verdelli.

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