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“Eddie deve morire” Antonio Biggio firma un mystery sensazionale

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Un mystery sensazionale dove la misteriosa morte di una reporter va a unirsi con un complotto mortale contro un concerto degli Iron Maiden. Siamo a Londra nel 1982 e gli Iron Maiden stanno per esibirsi in un concerto. I fan sono in trepidante attesa, tutti che aspettano con curiosità di conoscere il nuovo cantante. Qualcosa però non andrà come tutti speravano ed è così che il lettore si ritroverà a vivere una lettura intricata, complessa e peggio di un labirinto. Un vero e proprio puzzle editoriale, dove i colpi di scena andranno a susseguirsi sempre più andando a creare una sorta di pathos in chi si ritroverà tra le mani “Eddie deve morire”. Ad aumentare la suspense sarà soprattutto l’unione tra il passato e il presente.

Sinossi: Londra, 28 ottobre 1982. In un Hammersmith Odeon gremito, gli Iron Maiden stanno per esibirsi in un concerto cruciale: i fan gradiranno il nuovo cantante? Ma, soprattutto, si ripeteranno le proteste contro l’album ‘satanista’ The Number of the Beast? La morte incombe: Liam e Rose – membri di una setta estremista cattolica – sono lì, carichi di esplosivo, per compiere una strage.
Sei settimane prima, il Tamigi restituisce il corpo del reporter Luke Wilkinson. «Suicidio» decretano i vertici dello Yard, ma l’ispettore Andrew Briggs, ex compagno di scuola di Luke, non ci sta. Agendo da solo, ripercorre gli ultimi mesi di vita dell’amico, ma più indaga, più il rebus si complica: cosa collega la morte di Luke e l’attentato al concerto? In un susseguirsi di colpi di scena, intrecciati tra passato e presente sull’asse Londra-Stati Uniti, si scopre una rete vastissima e spietata, disposta a fare qualunque cosa nel nome di Dio. E perché proprio gli Iron Maiden saranno la chiave per risolvere il mistero?

Dott. Biggio ci può parlare del momento esatto in cui sviluppa la passione per la scrittura e soprattutto per quale motivo ha avvertito la necessità di dover riportare i suoi pensieri su carta?

“Comincia tutto da quando, all’età di cinque anni, prima ancora di andare a scuola, mia mamma mi insegnò a leggere e scrivere. Da allora, carta e penna sono sempre stati fedeli compagni, riversavo qualunque cosa mi passasse per la testa in forma di parole, frasi, pensieri. Fu come scoprire un mondo nuovo, un linguaggio segreto attraverso cui potevo esprimere qualsiasi cosa avessi nella mente. La scrittura divenne presto una forma di gioco, ma anche un modo per esplorare e comprendere il mondo che mi circondava. Ogni pagina bianca rappresentava un’avventura in attesa di essere vissuta, ogni parola un tassello di un mosaico più grande.

La necessità di riportare i miei pensieri su carta nasceva da un bisogno interiore di dare forma e ordine alle mie emozioni e alle mie idee. Scrivere mi permetteva di dialogare con me stesso, di riflettere, di analizzare le situazioni con maggiore chiarezza. Era un rifugio sicuro dove potevo essere me stesso senza filtri, un luogo di intimità e introspezione. Allora non avevamo email o chat: io scrivevo lettere a tutti: agli amici dell’estate nei lunghi inverni che ci separavano, alle ragazze che mi piacevano, agli amici più cari per esternare sentimenti e in un certo senso, sottoscriverli per sempre.
Presto, questa pratica è diventata una passione vera e propria. La scrittura mi ha accompagnato durante tutte le fasi della mia vita, evolvendosi con me. È stata un’ancora nei momenti difficili e una compagna nei momenti di gioia. Mi ha permesso di esplorare nuovi mondi, inizialmente espressi con poesie e poi di dare vita a personaggi e storie, e di condividere con gli altri il mio modo di vedere il mondo. In sintesi, la mia passione per la scrittura è nata dalla magia di un momento condiviso con mia madre e si è nutrita della mia curiosità e del mio desiderio di comunicare. È una parte integrante di chi sono e continuerà a esserlo sempre”.

Come nasce l’idea “Eddie deve morire” e che emozioni le ha suscitato?

“L’idea di scrivere un romanzo nasce dalla voglia di mettermi in gioco con qualcosa di “tosto”, qualcosa che mi spingesse oltre i miei limiti creativi. La genesi del romanzo è stata influenzata da diverse passioni che coltivo da tempo: la mia devozione per gli Iron Maiden, con il loro immaginario ricco di simbolismo e narrativa oscura, e il mio amore per le storie thriller-poliziesche, dense di mistero e tensione. La trama ha cominciato a prendere forma mentre ero immerso nella lettura di una biografia in lingua inglese degli Iron Maiden, dalla quale appresi che la band fu contestata negli Stati Uniti per via appunto di “The Number of the Beast”, ritenuto erroneamente un album satanico. Un gruppo cattolico arrivò addirittura ad organizzare manifestazioni fuori dalle arene dove si esibivano, bruciando i dischi ed invitando la gente a non entrare.  Fu allora che mi chiesi: “Cosa succederebbe se qualcuno volesse spingersi oltre le proteste ed eliminare la band a tutti i costi?” Questo pensiero mi ha affascinato e non potevo ignorarlo. Era come se la mia mente stesse narrando una storia che dovevo assolutamente scrivere.

Le emozioni che mi hanno accompagnato durante la stesura del romanzo sono state intense e variegate. All’inizio c’era l’entusiasmo e l’adrenalina di esplorare un territorio narrativo nuovo, ma anche un po’ di timore riguardo alla capacità di rendere giustizia a un’idea così ambiziosa. Con il progredire della scrittura, sono stato travolto da un senso di sfida continua: ogni capitolo rappresentava un puzzle da risolvere, ogni personaggio una sfumatura da approfondire. Inoltre, scrivere “Eddie deve morire” mi ha permesso di coniugare due mondi apparentemente distanti ma incredibilmente affini nella mia mente. Da una parte, l’universo musicale degli Iron Maiden, con la loro estetica musicale e i temi sempre stimolanti e dall’altra, l’intrigo e la suspense tipici dei thriller polizieschi. Questo connubio ha creato una “tempesta perfetta” di creatività, spingendomi a esplorare nuove dimensioni del racconto e a mantenere un ritmo serrato e coinvolgente. In definitiva, la creazione di questo romanzo è stata un viaggio emozionante, ricco di momenti di pura ispirazione e di sfide stimolanti. Mi ha permesso di crescere come scrittore e di immergermi profondamente nelle mie passioni, dando vita a una storia che spero possa appassionare e sorprendere i lettori tanto quanto ha appassionato e sorpreso me nel processo di scrittura”.

Il romanzo è ambientato a Londra nel 1982, come mai questa scelta e quant’è cambiata la Londra del passato con quella odierna?

“La scelta del periodo è stata in qualche modo obbligata dalla trama stessa. L’uscita dell’album “The Number of the Beast” degli Iron Maiden, avvenuta nel 1982, è l’evento catalizzatore che scatena tutta la serie di avvenimenti nel romanzo. Questo contesto storico è essenziale non solo per la cronologia degli eventi, ma anche per l’atmosfera che volevo ricreare. Nel 1982, le periferie di Londra erano spesso caratterizzate da degrado e abbandono. Il Regno Unito stava attraversando un periodo di crisi economica, con alti livelli di disoccupazione e tensioni sociali palpabili. Le strade erano frequentate da giovani senza lavoro, e la vita quotidiana era segnata da difficoltà e incertezze. Questo ambiente ha fornito uno sfondo perfetto per la mia storia, dove l’oscurità e la desolazione delle periferie rispecchiavano il tumulto interiore dei personaggi. Certo, vivere vicino alla capitale britannica, poter svolgere le mie ricerche di persona nei luoghi del romanzo e il poter parlare con le persone mi ha molto agevolato.

Oggi, Londra è una città completamente diversa. È incredibile pensare a quanto sia cambiata in pochi decenni. La capitale britannica ha subito una vasta riqualificazione urbana, trasformando vecchi edifici e aree degradate in quartieri moderni e vibranti. Molte delle periferie che un tempo erano sinonimo di difficoltà e abbandono sono oggi zone residenziali eleganti e benestanti, con infrastrutture moderne e servizi eccellenti. Questa trasformazione ha reso Londra una delle città più dinamiche e avanzate del mondo. La città è diventata un melting pot di culture e innovazione, un luogo dove storia e modernità convivono in armonia. Tuttavia, mentre la Londra di oggi è scintillante e piena di opportunità, quella del 1982 rimane una parte affascinante e indimenticabile della sua storia, un periodo che ha contribuito a formare l’identità attuale della città. Ambientare il romanzo in quel preciso momento storico mi ha permesso di esplorare queste dinamiche, di creare un contrasto tra il passato e il presente, e di offrire ai lettori uno sguardo su una Londra che molti potrebbero aver dimenticato o non aver mai conosciuto. È stato affascinante immergersi in quell’epoca e riportarla in vita attraverso la narrativa, evidenziando come le circostanze e l’ambiente possano influenzare profondamente le storie e le vite delle persone”.

C’è un’altra città a cui lei è particolarmente legato: Napoli. Come mai e qual è la cosa che più le piace della città partenopea?

“Napoli occupa un posto speciale nel mio cuore per molte ragioni. I miei nonni materni erano originari di questa splendida città, e attraverso di loro ho ereditato una ricchezza culturale inestimabile. Fin da piccolo, sono stato immerso nelle tradizioni napoletane, che includono tutto, dalle melodie intramontabili delle loro canzoni ai sapori irresistibili delle loro ricette, passando per il teatro popolare e il dialetto musicale che ha sempre risuonato nelle nostre case. Ogni visita a Napoli è come un ritorno alle radici, una riscoperta di quella parte di me che è profondamente legata alla cultura e all’anima della città. Mi sento a casa ogni volta che passeggio per i suoi vicoli stretti e affollati, respiro l’aria carica di storia e vitalità, e mi lascio avvolgere dall’abbraccio caloroso dei Napoletani.

Quello che più mi affascina è l’atmosfera unica che si respira in ogni angolo. C’è una vitalità contagiosa, una passione per la vita che si manifesta in ogni sorriso, in ogni gesto. I Napoletani hanno una capacità straordinaria di affrontare le difficoltà con un sorriso e un atteggiamento positivo, e questo loro modo di essere è qualcosa che ammiro profondamente. La città stessa è un mix irresistibile di storia antica e modernità vibrante, con panorami mozzafiato e un patrimonio artistico e culturale che non ha eguali. Ma al di là delle bellezze visibili, è l’anima di Napoli che mi rapisce ogni volta: la musica che risuona nelle strade, il profumo della pizza appena sfornata, il calore umano che si avverte in ogni incontro.

Sogno un giorno di poter presentare i miei libri a Napoli, condividendo con i lettori napoletani le storie e le emozioni che ho cercato di catturare nelle mie pagine. Sarebbe un onore e una gioia immensa poter dialogare con loro, e se qualcuno mai volesse invitarmi, sappia che l’invito è esteso: il caffè e la sfogliatella li offro io”.

Il libro in questione va a porre l’accento anche sulla musica che è uno degli elementi cardini. Lei che rapporto ha con la musica e come mai questa scelta?

“La musica, in particolare quella heavy metal, è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Sebbene non abbia mai avuto ambizioni di diventare un musicista, sono sempre stato un grande appassionato e fruitore di musica. Le note e le melodie mi hanno accompagnato in molteplici momenti della mia esistenza, fungendo da colonna sonora alle mie esperienze e ispirando profondamente il mio processo creativo. Il romanzo nasce anche dal desiderio di rendere omaggio agli Iron Maiden, una band che ha avuto un impatto significativo sulla mia vita. Le loro canzoni, con le loro storie epiche e il loro sound potente, mi hanno sempre affascinato e sono diventate una fonte di ispirazione inesauribile. Gli Iron Maiden rappresentano per me non solo una band musicale, ma un punto di riferimento costante, una presenza che mi ha accompagnato sin da quando ero adolescente.

La scelta di incorporare la musica heavy metal nel romanzo è stata naturale e quasi inevitabile. Volevo creare un’opera che riflettesse le mie passioni e che potesse trasmettere al lettore l’energia e l’emozione che provo ogni volta che ascolto una delle loro canzoni. Tuttavia, ho sempre avuto ben presente che il mio obiettivo era anche rendere la storia accessibile e coinvolgente per tutti, indipendentemente dalla loro familiarità con il genere musicale o con la band stessa. Sono felice di dire che questo approccio ha avuto successo. Moltissimi lettori che non sapevano nemmeno dell’esistenza degli Iron Maiden hanno apprezzato il romanzo, lasciando recensioni molto positive. Questo dimostra che, sebbene la musica sia un elemento centrale, il cuore della storia risiede nei personaggi, nelle loro vicende e nei temi universali che vengono trattati. La musica diventa così un veicolo per esprimere emozioni e creare atmosfera, ma non preclude a chi non è appassionato di heavy metal di godere pienamente della lettura. In conclusione, il mio rapporto con la musica è profondo e appassionato, e ho voluto che questo trasparisse nel mio romanzo. Spero che, attraverso le pagine di “Eddie deve morire”, i lettori possano non solo immergersi in una storia avvincente, ma anche avvicinarsi al mondo della musica che tanto amo, scoprendo magari nuovi suoni e nuove emozioni”.

Un altro tema cardine è la religione. Come mai ha deciso di affrontare proprio questa tematica?

“Per creare un buon crime thriller, erano necessari antagonisti forti e motivati. La religione, con la sua capacità di ispirare sia il bene che il male, mi è sembrata un terreno fertile per esplorare queste dinamiche. La decisione di affrontare la tematica religiosa nasce dal desiderio di dare profondità e complessità alla narrazione, inserendo elementi che potessero sfidare i lettori a riflettere su questioni più ampie e universali. Volevo anche dimostrare che l’estremismo può essere rinvenuto in tutte le religioni, non solo in quelle musulmane, come spesso viene presentato nei film americani. È un cliché che limita la comprensione delle vere dinamiche dell’estremismo e della radicalizzazione. La religione, in tutte le sue forme, può diventare un potente strumento nelle mani di chi cerca di manipolare le masse per fini personali o ideologici. Mostrare questo aspetto mi ha permesso di discostarmi da narrazioni stereotipate e di offrire una prospettiva più equilibrata e realistica.

Affrontare questo tema mi ha permesso di esplorare l’ambivalenza della fede: da un lato, una forza che può dare speranza, conforto e guida morale; dall’altro, una potenziale fonte di conflitto e divisione quando viene strumentalizzata. Questo dualismo ha fornito un ricco substrato per sviluppare personaggi complessi e sfaccettati, ognuno con le proprie motivazioni e convinzioni profonde. Inoltre, attraverso la storia, ho voluto mettere in luce come l’estremismo non sia limitato a una sola cultura o fede, ma possa emergere ovunque vi siano individui disposti a interpretare in modo radicale i precetti religiosi. Questo approccio ha l’obiettivo di sfidare i lettori a guardare oltre le semplificazioni e a comprendere che il fanatismo è una questione umana, non esclusivamente legata a una particolare religione o cultura.

Spero che i lettori possano apprezzare questa complessità e trovare nella storia non solo intrattenimento, ma anche spunti di riflessione su temi importanti e attuali”.

Ha in mente di scrivere altro? Se sì, su che genere e che tematica?

“Ho diversi progetti in cantiere, molti dei quali continuano a esplorare il genere thriller poliziesco che tanto amo. Questo genere mi permette di creare storie avvincenti e intricate, piene di suspense e colpi di scena, che tengono i lettori con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Tuttavia, sto anche lavorando su alcuni progetti di narrativa storica, un altro ambito che mi affascina profondamente, perché mi offre l’opportunità di immergermi in epoche passate, di esplorare contesti sociali e culturali diversi e di portare alla luce storie dimenticate o meno conosciute. C’è qualcosa di magico nel poter trasportare i lettori in un altro tempo, facendoli vivere attraverso gli occhi di personaggi che affrontano sfide e dilemmi universali, ma in contesti storici specifici. Uno dei miei obiettivi è scrivere un libro che possa combinare elementi thriller con un’ambientazione storica, creando una sorta di ibrido che catturi l’essenza di entrambi i generi. Immagino trame dense di intrighi e misteri, ambientate in periodi storici significativi, dove i protagonisti devono risolvere enigmi che intrecciano il passato con il presente.

Sono curioso di vedere quale sarà il primo libro “non-Iron Maiden” che vedrà la luce! Ogni progetto che sviluppo è una nuova sfida e un’opportunità per crescere come scrittore e come persona. Indipendentemente dal genere, mi impegno sempre a creare storie che siano coinvolgenti, ben strutturate e ricche di emozioni. La scrittura è un viaggio continuo, e sono entusiasta di scoprire dove mi porteranno le mie prossime idee. Continuerò a esplorare i generi che amo, cercando sempre di offrire ai lettori esperienze narrative indimenticabili. Spero di poter condividere presto con voi il mio prossimo lavoro, che si tratti di un thriller poliziesco mozzafiato o di un’affascinante avventura storica”.

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