NAPOLI – Disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali, “Blues in my soul” rappresenta l’ottavo lavoro discografico del vocalist e compositore partenopeo, Carlo Lomanto.Anticipato dal singolo “Ninna Nonna” – uscito lo scorso 9 aprile su Youtube e accompagnato dal videoclip del regista Giorgio Molfini –, che pure voleva essere un affettuoso omaggio alle proprie radici, l’album diventa, a sua volta, un tuffo nel passato, un ritorno alle origini: a quando, da ragazzino, Carlo iniziava a strimpellare la chitarra, e lo faceva ascoltando, tra gli altri, i dischi di Edoardo Bennato e Pino Daniele. D’altronde, quando si parla di radici – si sa – non si può non celebrare il blues, quel genere musicale da cui tutti gli altri inevitabilmente prendono vita. Dieci brani in tutto, di cui quattro inediti, e scritti in collaborazione con Fabio D’Andrea; per il resto, ci si muove tra quei gloriosi standard cantati centinaia di volte negli allora fumosi jazz-club napoletani e tra i primissimi ascolti dell’artista, a lui particolarmente cari, ma non per questo meno autorevoli. Ad arricchirne il valore, inoltre, la partecipazione della band di bluegrass, La Terza Classe, nella cover di Bennato, “L’isola che non c’è”.

Dice Carlo Lomanto di “Blues in my soul”:

«Il blues è come la mamma, infatti da lì è nata praticamente tutta la musica moderna, dall’inizio del ‘900 ad oggi, per cui cantare il blues significa tornare tra le braccia della propria madre e farsi coccolare. Questo disco, non a caso, attraverso lo spirito e le influenze lessicali del blues, è un ritorno alle mie origini musicali: dai miei conterranei che hanno sempre manifestato la loro vicinanza al blues, come Pino Daniele ed Edoardo Bennato, a quei classici intramontabili, cantati con una piccola ed intima dedica agli artisti che in quegli anni mi hanno particolarmente influenzato, come Billie Holliday, Joe Williams e Louis Armstrong».

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