NAPOLI – Una poesia rivoluzionaria quella di Slobodanka Ciric. Una poesia che partendo dalla profonda conoscenza della sua lontana Serbia e dal sopraggiunto amore per una Napoli fatta di vicoli e misteri, sfocia in un verso pieno ed eccitato. Caratteristiche che emergono decise anche nella sua riscrittura del “Cantico dei Cantici”, presentato al Castel dell’Ovo nell’ambito della mostra dello scultore Domenico Sepe, capace subito di evidenziare una parola limpida e spontanea. O meglio, una forma espressiva che, traendo spunto dalle varie prospettive dell’amore, libera nuove immagini e angolazioni insospettate. Nel suo lavoro che vede protagonista il discusso e controverso testo dell’Antico Testamento, la Ciric passa al setaccio con versi saturi di virtuose armonie tutti gli aspetti di un amore, ora espressione allegorica dell’unione tra Cristo e la Chiesa, ora naturale esemplificazione di un sentimento terreno fatto di lussuria e carnalità. Illustrato dalle tavole della giovane digital artist, Mila Maraniello, perfetta nel creare una sorta di fil rouge tra l’autrice e il lettore, il lavoro letterario della scrittrice e performer giunta dalla Jugoslavia nel 1991, porta alla luce una originale e fresca ispirazione del testo frettolosamente attribuito a Re Salomone, non senza inoltrarsi in quegli aspetti soggetti ad una lettura erotica e passionale. Accolta nel salotto creato dallo scultore Sepe e dalla museologa Daniela Marra, all’interno dell’esposizione “La Materia e L’Eterno. L’arte Svelata”, la scrittrice serbo-napoletana ha così presentato, attraverso il millenario dialogo tra gli innamorati Sulammita e Salomone, un libro ricco di intuizioni e pagine fiammeggianti. Una raccolta di versi vividi e infuocati pronta a fare dello scritto biblico un nuovo motivo di attenta e intrigante discussione.

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