La solitudine - Ph.Cesare Abbate-1-1

NAPOLI – Settimana all’insegna della prosa al Teatro cerca Casa, che presenta due eventi, venerdì 11 gennaio ore 20.30, a Portici, va in scena “Vetiver. Essenze di una profumiera” di Fabio Pisano, con Melania Esposito e alla chitarra Jenna Romano, leader della band Letti Sfatti.

Mentre sabato 12 gennaio alle 20.30, la rassegna itinerante si trasferisce a Santa Maria Capua Vetere con “La solitudine si deve fuggire”, testo scritto e diretto da Manlio Santanelli, interpretato da Federica Aiello. Per assistere agli spettacoli è necessaria la prenotazione chiamando al 3343347090 – 3470963808 – 081 5782460, oppure attraverso il sito www.ilteatrocercacasa.it.

A chi prenota verrà rivelato l’indirizzo del luogo che ospita lo spettacolo.

“Vetiver – Essenze di una profumiera” è liberamente ispirato alla figura di Mona di Orio. Lo spettacolo porta in scena la vicenda della profumiera Nathalie, che, ripercorrendo tutti i momenti più importanti della sua vita, cerca di arrivare a condensare l’essenza prima della vita e quindi dell’uomo. La donna va alla ricerca del profumo vero e naturale, scevro di tutto. Povero di esperienze, dubbi, amori, sofferenze, gioie, dolori.

Attraversa le tre “note” di un profumo, ossia nota di testa, nota di cuore e infine nota di fondo. Tutte e tre le “note”, saranno esplicate in tre monologhi diversi sulla sua vita. L’epilogo conduce Nathalie a trovare l’essenza che tanto agogna, ma, al contempo, essendo la “sua” essenza, ella si spegne pian piano, e senza alcun odore. Fino ad evaporare. Proprio come un profumo, in seguito al suo processo evolutivo. Lo spettacolo si avvale delle musiche originali composte da Jenna’ Romano, leader dei Letti sfatti.

Il monologo scritto e diretto da Manlio Santanelli racconta le vicende paradossali della professoressa Eufemia di Frattocchie, irriducibile zitella, che in gita scolastica al Museo di Frattocchie si ritrova alle prese con l’avvenenza della statua di un Apollo. La professoressa, insegnante di storia dell’arte al liceo Papino Stazio, dà il via ad un’intima confessione con il pubblico sulla disavventura amoroso-sessuale — nonché feticistica e paradossale —, che ne ha segnato l’esistenza.

Al Museo di Frattocchie, la donna viene infatti ammaliata dalla vista del famoso Apollo di Frattocchie e “in un momento di estatica contemplazione si ritrova nella mano un pezzo niente affatto secondario del mirabile reperto archeologico”. A proposito del testo, l’autore e regista rivela: «Se poi il cognome della professoressa corrisponde a quello dell’Apollo, la coincidenza non è casuale, ma proviene dallo sviluppo della vicenda messa in scena, sviluppo che in questa sede lasciamo sospeso. Ne consegue che il curioso di turno non potrà soddisfare la sua curiosità se non assistendo allo spettacolo».

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