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NAPOLI – Gli inaspettati limiti del vagheggiato sistema universitario americano e l’attualissima condizione – tra prestigio inseguito e sradicamento vissuto – di un «cervello in fuga» dall’Italia.Romanzo d’idee, a metà tra romanzo-saggio e romanzo di formazione, «Quando studiavamo in America» di Beppi Chiuppani («Editrice Il Sirente» 2016, 15 euro)

racconta la storia di Marco, laureato in Lettere a Padova che ha scelto di proseguire la sua formazione accademica a Chicago. A ricostruirne la storia, in seguito all’inspiegabile allontanamento dagli Stati Uniti, è un amico e collega di dottorato, che rievoca gli iniziali entusiasmi sfociati in lucida disillusione e riconsiderazione del sapere accademico. «Quando studiavamo in America», a partire da una critica puntuale all’eccessiva professionalizzazione del sapere umanistico e alla sua deriva conservatrice e produttivistica, si addentra – al ritmo meditato e avvolgente della narrazione – nel vuoto e nell’alienazione della società di quel Paese descritto «non più come la terra dell’azione e della realizzazione di sé, ma invece come quella del conformismo e della perdita di coscienza». Il confronto tra culture e metodi, tra la professionalità asettica e priva di un autentico slancio intellettuale degli Stati Uniti e l’esasperante immobilismo della tradizione universitaria italiana –cui non possono negarsi d’altronde la profondità di sguardo e l’afflato meditativo- inducono nel protagonista una nuova, coraggiosa consapevolezza.Uno dei primissimi testi letterari pubblicati in Italia sull’esperienza di un «cervello in fuga» negli Stati Uniti, il libro non manca infine di offrire una nuova, germinale, visione per l’università umanistica del nostro Paese.

L’autore

Beppi Chiuppani è cresciuto a Bassano del Grappa, si è dedicato alla cultura umanistica europea a Padova, Parigi e Lisbona, e ha indagato le tradizioni letterarie del Medio Oriente al Cairo (American University) e a Damasco (Institut Français d’Études Arabes). Ha quindi ottenuto il dottorato in Letteratura Comparata presso la University of Chicago, dove è stato per anni attento osservatore della società nordamericana. È narratore e saggista. Nel 2014 ha pubblicato per il Sirente il suo primo romanzo, “Medio Occidente”.

La casa editrice

«il Sirente» è un progetto editoriale nato alla fine del 1998 e originariamente rivolto alla saggistica scientifica. Tra il 2007 e il 2011 il progetto ha conosciuto una progressiva crescita con la creazione di cinque nuove collane – tre di narrativa e due di saggistica. Nel 2007 è inaugurata la prima collana di narrativa, “Fuori”, a direzione collettiva. Segue nel 2008 la collana “Altriarabi”, dedicata al mondo arabo contemporaneo e diretta da Chiarastella Campanelli, arricchita nel 2015 dalla sottocollana Altriarabi migrante. Il 2009 vede la nascita di “InchiEste”, collana di reportage giornalistici dall’est d’Europa e del mondo. Nel 2010 è la volta di “Comunità alternative”, una selezione di narrative post-coloniali di qualità curata da Beppi Chiuppani. Il 2011 è l’anno di “Nuovi percorsi”, collana di saggistica che affronta le problematiche connesse ai cambiamenti sociali dell’attuale contesto storico caratterizzato da massicci processi di internazionalizzazione. Tra i principali autori pubblicati: Hubert Aquin, Pierre Clémenti, Nawal El-Saadawi, Hassam Blasim, Golan Haji, Nihad Sirees, Steve LeVine, Massimiliano Di Pasquale, Phaswane Mpe, João Almino, Ondjaki.

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