Pino-e

NAPOLI – Quarantacinquemila spettatori, 7 km di cavi, 144 casse, 320 tecnici, 500 uomini impiegati per la sicurezza. Numeri da grande evento per quello che gli organizzatori definiscono “il più grande tributo live della musica italiana” annunciati per il concerto omaggio del 7 giugno a Pino Daniele al San Paolo di Napoli.Una cinquantina gli artisti impegnati, con una scaletta ricca di canzoni e contributi, e un concerto-show (trasmesso da Rai Uno) che promette di andare ben oltre le cinque ore. Sin dalla mattina, e nonostante la giornata afosa, in tanti provenienti da tutta Italia si sono accalcati ai cancelli in attesa di entrare. “Siamo orgogliosi ed emozionati – sottolinea il sindaco di Napoli Luigi de Magistris – per un evento straordinario. Non abbiamo mai dimenticato di ricordare Pino, ma il concerto di stasera e’ il suggello ideale. Per ogni napoletano Pino rappresenta l’ eternità della musica e come poeta, artista e musicista rimarrà per sempre con noi”.

IL CONCERTO NON APPREZZATO DAL POPOLO SOCIAL

“Pino è…” n’ata cosa! Il popolo dei social e chi sta vedendo il concerto da casa insorge contro un’esibizioe definita uno scempio! A rendere omaggio al Lazzaro…questa sera di sicuro infelice, solo il sax di James Sense unico a far rivivere il soud di Pino. Per il resto un’inutile passerella di cantanti inadeguati e che meritano la pensione! Pino è n’ata cosa basta aprire youtube o mettere un cd per capirlo!

“Il concerto tributo a Pino Daniele di ieri sera ha riportato all’attenzione nazionale la bellezza della lingua napoletana che, viste anche le polemiche sulle interpretazioni di alcuni degli ospiti, non deve essere persa, né contaminata da slang che nulla hanno a che fare con quella che resta una delle poche lingue parlate in Italia, al di là dell’italiano”.
Lo ha detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione cultura, sottolineando che “proprio oggi, Maurizio De Giovanni ha lanciato un appello alle cinque Università esistenti in Campania affinché prendano in considerazione l’istituzione di una cattedra di Storia della lingua e della letteratura napoletana”.
“Sulla necessità di difendere il napoletano c’è un’ampia condivisione e c’è da augurarsi che questa condivisione si manifesti anche in Consiglio regionale dove, martedì prossimo, prenderà il via per l’approvazione di una legge che tuteli e promuovi la lingua napoletana che ho proposto dopo uno studio con studiosi ed esperti, tra cui Hermes Ferraro e Mariano Rigillo” ha aggiunto Borrelli per il quale “una legge regionale sarebbe un ottimo strumento per tenere viva una lingua che anche l’Unesco ha inserito tra quelle a rischio”.

VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=4aXpYtbF7bA

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