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NAPOLI – Domenica 6 marzo NarteA propone l’itinerario teatralizzato Facimmoce ‘a croce: Napoli e i suoi Altarini (con partenza da piazza Dante ore 11.00), che coniuga il percorso tra i vicoli del centro storico con la pièce teatrale, mostrando la storia e l’evoluzione delle edicole votive, particolari elementi di arredo urbano, presenti a Napoli già dai tempi antichi e diventati parte integrante del tessuto abitativo, soprattutto dell’area greco-romana. Scritto e diretto da Febo Quercia, l’itinerario prevede le incursioni teatrali di Luigi Credendino e Valeria Frallicciardi e le spiegazioni della guida Metteo Borriello. Per partecipare è necessaria la prenotazione ai numeri 339 7020849 o 333 3152415, costo del biglietto 12 euro e 8 euro (per ragazzi fino ai 15 anni).

NarteA ha ideato per il suo pubblico una visita tra le strade di Napoli, alla scoperta di quei piccoli templi dove sono sedimentate le radici antropologiche del popolo partenopeo. Queste costruzioni, dette altarini, espressione del culto popolare e di riconoscenza nei confronti di santi e madonne ma anche di idolatrie verso calciatori e cantori di quartiere, saranno il fil rouge di una passeggiata tra i vicoli sconosciuti della città.
Si parte da piazza Dante – quella che un tempo era definita la zona del Mercatello – dove ai tempi della peste erano ammassati i corpi delle vittime del flagello. Non a caso queste costruzioni furono realizzate in tempi di gravi difficoltà per chiedere miracoli o fare voto. Lungo il percorso che da piazza Dante si snoda verso via Cisterna dell’Olio si incontrerà anche l’unico altarino corredato da un’immagine realizzata non da artigiani del popolo, ma dal grande artista Francesco Solimena. Si tratta di Sant’Anna con San Gioacchino e la Vergine bambina. Proprio la Madonna è l’immagine più presente in questi templi che accompagnano il percorso degli abitanti di Napoli nel cuore della città e da cui deriva anche la spiegazione dell’espressione “’A Maronna t’accumpagna”, che indica una presenza materiale della Vergine lungo le strade di Napoli.

«Questi altarini – spiega l’autore e regista Febo Quercia – rappresentano il bisogno del popolo napoletano di sentire una presenza superiore a cui chiedere aiuto e protezione in caso di difficoltà. Sono tratti dalla tradizione pagana e anche se la Chiesa in un primo momento si era opposta, in tempo di Controriforma il Papa le riabilitò in quanto utili a controllare la devozione cittadina. Interessante è anche la funzione di pubblica utilità che assegnò loro il famoso Padre Rocco, facendone prima dell’introduzione dell’illuminazione a gas, un modo tenere accesa la luce tra i pericolosi vicoli oscuri, sfruttando la devozione popolare».

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