Un brano che ironizza su un sistema cha sta trasformando i musicisti in tanti carusielli delle piattaforme streaming “Simm’ ’e carusielle e spotify”
Se servivano altri spunti per confermare l’originalità di UAH (UnleashAnemaHit), l’ultimo singolo del misterioso cantautore partenopeo è proprio Nu piezzo giusto (https://open.spotify.com/album/5ROPIjhkcTxC653BKRadF3?si=VWNSXmjPR2Ot5jG19CFd4A).
Questo artista, ancora poco conosciuto dalla massa – ma che ha già all’attivo due album l’ultimo s’intitola Flanell’, un EP, un recente singolo in featuring con Marcello Coleman (Alcune volte) e migliaia di visualizzazioni – riconferma la sua verve comunicativa unica. Maturo, diretto e incisivo, UAH sembra appartenere a una dimensione temporale e stilistica astratta, con testi che fotografano sempre l’altra faccia della medaglia, quel lato della musica che non è oro… ma luccica forte.
Nu piezzo giusto solleva il velo e fa luce proprio su quegli spazi opachi dell’attuale mercato musicale, condizionato dal potere delle piattaforme digitali, che coi loro meccanismi di monetizzazione finiscono per ‘imbustare’– «comm’a tanta pullastre» – tutti quegli artisti che generano ascolti poco rilevanti per l’algoritmo.
Quest’immagine, così potentemente ironica quanto amara, è la denuncia di UAH, espressa anche nell’artwork realizzato da Officina Mirabilis.
La produzione è affidata come sempre a Dino Barretta che oltre ad aver missato il tutto presso il Music Factory Studio è anche co-autore della musica, così come consolidata è la collaborazione con il chitarrista Vince Carpentieri e con Giusy Barone ai cori. Il brano è stato masterizzato da Frank Arkwright agli Abbey Road Studios di Londra.
Nu piezzo giusto suona con un groove avvolgente, ricco di sonorità electro attualissime, arricchite da riff di chitarra funk in puro stile anni ’70, che donano alla traccia energiche dance vibes. Nu piezzo non soltanto ‘giusto’, ma come dice l’autore misterioso: “anche stringente e in contro-tendenza, capace di sbugiardare un sistema che sta trasformando i musicisti in tanti ‘carusielli’ (salvadanai) a beneficio permanente delle sole piattaforme streaming”.
UAH (UnleashAnemaHit), espressione anglo-napoletana che si può tradurre “Anima Senza Guinzaglio”, in controtendenza con le logiche dell’apparire, per lasciar parlare, anzi, per lasciar fare solo alla sua musica, ha deciso di celare da anni il suo volto dietro differenti maschere, realizzate a mano da un artigiano cartapestaio di Nola.