“Tutta Napoli è un palcoscenico”, verrebbe da esclamare – parafrasando il celebre verso di Shakespeare, “Tutto il mondo è palcoscenico” – quando si assiste alle rappresentazioni del quotidiano che inscenano gli abitanti della città. E il verso di “As you like it” dà il titolo alla rassegna dedicata a William Shakespeare, ideata e diretta da Gianmarco Cesario che si terrà proprio a Napoli, presso il Succorpo Vanvitelliano della Chiesa dell’Annunziata, dal 13 al 24 maggio. La manifestazione teatrale, che riparte dopo due anni di assenza, si aggiunge a una stagione teatrale cittadina, che si arricchisce ogni anno e sembra non conoscere pause.

Per questa nuova edizione è stato individuato un nuovo palcoscenico, che maggiormente aderisce alla forma della rappresentazione shakespeariana: con la sua pianta circolare il suggestivo Succorpo, ovvero la Chiesa inferiore della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, nel quartiere Pendino, ospiterà un calendario fitto di appuntamenti, in cui si alternano sei spettacoli teatrali, un laboratorio di drammaturgia (“Leggere Amleto”, un’analisi dell’Opera, guidata da Mirko De Martino, il 13 e il 14 maggio) e un convegno sull’opera shakespeariana il 20 maggio, diretto dal prof. Roberto D’Avascio. Non un cartellone di rappresentazioni tradizionali, ma messe in scena che affrontano, esaminano e problematizzano il teatro shakespeariano attraverso i suoi temi e soprattutto i suoi personaggi.

Come “L’amore è bello, l’amore fa schifo (e le donne in Shakespeare)”, che apre la manifestazione il 14 maggio: lo spettacolo, elaborato da Emanuele Tirelli è una lezione-recita sul sentimento amoroso, nel quale i personaggi femminili riflettono sul desiderio e sul significato della coppia, confrontandosi con il pensiero di Deleuze, Lacan, Schopenhauer.

Ancora le figuri femminili sono le protagonisti dello spettacolo successivo, “Woman Drama” (in scena il 15 maggio), nel quale la commistione tra canto, danza e recitazione, coordinata con la regia e coreografia di Enzo Padulano, pone in risalto la raffigurazione brillante e magistrale delle grandi eroine Cleopatra a Ofelia, da Giulietta a Lady Macbeth.

Un’altra commistione, declinata sul tema dell’amore, è nella voce di Patrizia Di Martino, che fonde l’amore del drammaturgo inglese – che trova rifugio più intensi Sonetti – e l’amore del Medioevo cortese nella recita “Les chanson médiévales”, giovedì 16 maggio.

Ancora al tema dell’amore è dedicato lo spettacolo successivo “Love in Shakespeare” di Sarah Falanga (il 17 maggio), un viaggio sorprendente ed emozionante tra i fili sottili di Amore, che percorre velocemente tutti gli stadi moderni ed antichi del sentimento che attraversa l’intero repertorio shakespeariano.

Sabato 18 e martedì 21 maggio (con repliche il giorno dopo), si da invece spazio alle rappresentazioni integrali, ma in una riscrittura che ne traspone il testo in contesti geografici e linguistici più familiari al pubblico: “Sogno di una notte di mezza estate”, di Gianmarco Cesario, e “La tempesta”, riscritto da Salvatore Sannino che dalla traduzione in napoletano di Eduardo De Filippo ne ricava preziose suggestioni.

Chiude la rassegna, “Shakespeare, amore mio” di Maximilian Nisi, vero e proprio atto d’amore – come suggerisce il titolo – che il regista e interprete rivolge alla figura del grande drammaturgo inglese.

E quello stesso atto d’amore rivolge anche il pubblico da più di quattro secoli, che con la propria presenza decreta il suo successo a teatro, perché ne riconosce la grandezza nel rappresentare con le parole la bellezza umana e il suo degrado.

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