Il regista Ambrogio Crespi ha incontrato gli studenti di giurisprudenza dell’Università Parthenope, in particolare quelli dei corsi di Diritto Penale e Diritto Processuale Penale e si è confrontato con loro, raccontando la sua storia personale e proiettando il docufilm ‘Stato di Grazia’, realizzato dal giornalista Luca Telese.
Un confronto a più voci tra il regista ed i relatori intervenuti: la docente di Diritto processuale penale, Prof. Carla Pansini, organizzatrice dell’incontro, il Prorettore Vicario, Prof. Francesco Calza, il Professore di Diritto penale Alberto De Vita e il Dott. Ernesto Aghina, già Presidente del Tribunale di Torre Annunziata. Dibattito moderato dalla giornalista Fiorella Anzano.
Il film racconta la vicenda giudiziaria che ha travolto Crespi, regista da sempre impegnato nel sociale, condannato a sei anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa in una inchiesta di compravendita di voti risalente al 2010. Il regista, da sempre dichiaratosi totalmente estraneo ai fatti contestati e fiducioso nella giustizia ha raccolto fin da subito attestazioni di stima e di sostegno da parte della società civile e del mondo politico ed istituzionale, fino a quando è riuscito ad uscire dall’incubo grazie all’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che gli ha concesso la grazia parziale.
“Stato di Grazia – ha raccontato Crespi agli studenti – è un percorso del caso giudiziario senza sceneggiatura che ripercorre fedelmente i documenti del processo per dimostrare come piano piano è crollato il castello accusatorio nei miei confronti. E’ però anche la storia di una famiglia – ha poi sottolineato commosso – la mia famiglia, che ha retto a questo enorme peso e delle tante persone che mi hanno sostenuto. La mia battaglia si è conclusa positivamente ma quante persone restano incastrate in meccanismi come questo e non ne escono più?”
Alla fine dell’incontro un consiglio agli studenti che si avviano ad un percorso professionale in ambito giuridico: “Il futuro si chiama legalità e dobbiamo sempre avere fiducia nella giustizia, altrimenti facciamo un favore alla criminalità. Bisogna però leggere sempre attentamente le carte e studiare bene per condannare il colpevole, stando invece attenti a non colpire persone innocenti. Senza cercare il colpevole a tutti i costi, anche dove non c’è”.



















