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“Quatt’ Manc’ Tre” di Mauro De Simone, tratto da “La Lezione” di Eugène Ionesco, al Teatro Elicantropo di Napoli

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NAPOLI – Un giovane alunno in scienze e lettere, deciso a presentarsi all’esame per docente universitario, si reca a casa di un celebre professore per alcuni corsi intensivi di preparazione. Accolto da Camillo, il maggiordomo, attende il professore alla scrivania, che, una volta sopraggiunto, inizia l’amabile lezione affrontando banali soggetti come la geografia e le stagioni dell’anno.

Questo l’incipit dello spettacolo Quatt’ Manc’ Tre, traduzione dal francese al napoletano di Mauro De Simone da La lezione di Eugène Ionesco, che sarà in scena da giovedì 28 febbraio 2019 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 3 marzo), al Teatro Elicantropo di Napoli, per la regia di Alessandro Tedesco.

Presentato da Associazione Culturale Compagnia Live, l’allestimento vede la presenza in scena, oltre allo stesso De Simone, di Alessio Sordillo, Alessandro Tedesco, con le scene e i costumi a cura di Max Max.

Quatt’ Manc’ Tre denuncia l’assurdità della vita e dei rapporti sociali grazie e in ragione dell’universo della parodia, attraverso una forma scenica spoglia, azioni semplici, a favore di dialoghi-monologhi, sotto forma di dramma comico.

L’incontro fra il professore e lo studente, dopo i primi convenevoli, prosegue ed entra nel vivo della lezione, affrontando i rudimenti dell’aritmetica, l’addizione e la sottrazione. L’incapacità dell’alunno a comprendere ragionamenti semplici urta la sensibilità e la pazienza del docente, che, però, rimane sorpreso dall’alunno quando riesce a risolvere una complessa operazione.

Dopo l’aritmetica, i due affrontano la linguistica e la filologia comparata, fino a quando il maggiordomo interrompe bruscamente la lezione con inquietanti raccomandazioni al professore, il quale, ignorando gli avvertimenti, si cala in una spiegazione assurda sulla differenza delle varie lingue.

La prima parte della conversazione è incentrata sugli aspetti e i segni del divertimento. I giochi di parola si moltiplicano all’infinito, come le frasi o le deduzioni basate su ragionamenti “assurdi”, che nella messa in scena in napoletano conferiscono al testo un carattere quasi malinconico.

Il ritmo incalzante e la veemenza del professore fanno si che l’alunno sia vinto dall’apatia, fino a estraniarsi completamente, complice un insopportabile mal di denti, provocando l’impetuosità del professore che, da quale momento, inizia a perdere il controllo.

Dinanzi all’impassibilità dell’alunno, il professore non arresta il suo folle e brutale percorso, arrivando a illustrare la comprensione delle varie lingue con l’aiuto di un coltello e creando un clima di tensione che preannuncia il tragico epilogo.

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