NAPOLI – Si celebra la grande danza con Soirée Russe, omaggio ai leggendari Balletti Russi: una serata con musica dal vivo e interpreti di fama internazionale per ricordare una delle pagine più significative della storia della danza e gli autori di un’espressione artistica rivoluzionaria che ha ispirato nel mondo, coreografi, registi, intellettuali e interpreti. Lo spettacolo sarà in scena nei giorni 24 e 25 settembre, alle ore 21, in Villa Campolieto ad Ercolano, nell’ambito del Festival delle Ville Vesuviane. Il Festival, giunto alla sua trentaduesima edizione, è promosso dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, nelle persone del presidente Gianluca Del Mastro e del direttore generale Roberto Chianese, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Campania attraverso Scabec. Quest’anno torna a dirigerlo Luca De Fusco, il suo fondatore, ripristinando la formula che ha caratterizzato le prime edizioni: Il Festival Ville Vesuviane “Progetto Settecento”.

Fu Sergei Diaghilev (Selišči, 19 marzo 1872 – Venezia, 19 agosto 1929), instancabile impresario teatrale russo, la mente creatrice di nuovi scenari destinati a segnare la danza d’inizio secolo. Grazie al suo spirito visionario, alcune delle più luminose figure artistiche del tempo – compositori, coreografi, scenografi e danzatori – si ritrovarono al centro della più grande e innovativa esperienza della storia della danza del ‘900. Composta dai migliori giovani ballerini russi, in gran parte provenienti dal Teatro Mariinsky, la compagnia dei Ballets Russes aprì le danze nel 1909 al Théâtre du Chatelet di Parigi: in scena, in quelle sere di maggio, la più celebre ballerina di tutti i tempi, Anna Pavlova, e un giovanissimo Vaslav Nijinsky, divino danzatore e genio del balletto destinato a rivoluzionare il corso dell’arte. Con Diaghilev e gli artisti vicini ai Ballets Russes – da Igor Stravinskij a Claude Debussy, da Michel Fokine a Léonide Massine, da Lèon Bakst a Picasso – nasceva un’esperienza teatrale del tutto nuova che superava i canoni del balletto ottocentesco e diffondeva un’ideale di opera d’arte totale, in cui soggetto, musica, scenografia, costumi e danza fondevano i rispettivi elementi di eccellenza.

SOIRÉE RUSSE, a cura di Daniele Cipriani, ripercorre le tappe di questa ‘rivoluzione’, lasciando che storia e presente si incontrino nel segno di un’arte in continua trasformazione. In scena, i solisti della Compagnia Daniele Cipriani (riconosciuta dal Ministero della Cultura), Susanna Elviretti e Mattia Tortora, con ospiti straordinari Sasha Riva e Simone Repele (danzatori e coreografi, già in-terpreti per il Grand Théâtre de Genève), in un inedito programma dedicato ad uno dei periodi più intensi della storia della cultura e del teatro. Con loro, tre grandi protagonisti del panorama musi-cale internazionale: da Cuba, il pluripremiato pianista Marcos Madrigal, al violino un celebre mu-sicista e, ancora al pianoforte, Alessandro Stella, concertista romano affermato in Italia e in Euro-pa.
Oltre la storia, oltre la leggenda, il passato si ricongiunge al pensiero contemporaneo, rivelando l’eredità e l’evoluzione dell’opera di geniali autori: in programma, quattro titoli di capolavori creati per i Ballets Russes tra il 1910 e il 1920, qui riscritti e reinterpretati nelle recenti e originali versioni di alcuni dei più importanti coreografi della scena contemporanea italiana e internazionale.

SOIRÉE RUSSE | PROGRAMMA

In apertura, un titolo che ha segnato la storia: L’Uccello di Fuoco (in francese, L’Oiseau de feu), primo grande balletto composto nel 1910 da Igor Stravinskij (di cui ricorrono quest’anno i 50 anni dalla scomparsa), su commissione di Sergei Diaghilev. Ispirata ad un antico racconto russo, la creazione intrecciava gli echi folcloristici in omaggio alla tradizione popolare ad una nuova dimensione coreografica, vigorosa e sensuale: autori della svolta epocale, insieme a Stravinskij e Diaghilev, furono il coreografo Michail Fokin, Léon Bankst (e Alexander Golovin) per scene e costumi, così come la divina Tamara Karsavina, prima interprete della magica e misteriosa creatura del titolo.

In SOIRÉE RUSSE, L’Uccello di fuoco va eccezionalmente in scena nella versione di Marco Goecke, acclamato coreografo tedesco (oggi direttore del Balletto dell’Opera di Hannover), richiesto in tutto il mondo per il suo linguaggio conciso e vibrante che esplora e restituisce una visione del tutto inedita del corpo e dell’interprete. Il capolavoro stravinskiano, qui nella versione originale per pianoforte a quattro mani eseguita da Marcos Madrigal e Alessandro Stella, prende vita in un passo a due creato da Goecke nel 2010, a cento anni esatti dalla prima rappresentazione parigina dei Balletti Russi: l’originale conflitto tra il male e il bene, insieme all’apparizione del meraviglioso uccello di fuoco, si traduce nel timido incontro tra due esseri di diversa natura, come quello tra “un uccello che danza e una persona che vola”. Ad interpretarne i gesti, tra note di quiete e trionfo, Sasha Riva e Simone Repele, intensi protagonisti di un brano già celebre nel mondo.

Torna in scena Prélude à l’après midi d’un faune, versione di Amedeo Amodio del balletto origina-le di Vaslav Nijinsky che tanto scandalo destò al suo debutto parigino del 1912: in un tardo pome-riggio estivo, un Fauno si risveglia e, insieme a lui, tutti i sensi di quel suo corpo antropomorfo primordialmente legato alla terra. Le curve musicali di Claude Debussy rievocano i rarefatti versi del poeta Stéphane Mallarmé e accompagnano le sinuosità dei corpi danzanti ricreando le atmo-sfere di una classicità ideale.

La versione coreografica di Amedeo Amodio (1972) è un passo a due di grazia e sensualità, tra contati sospesi e fughe, che fa parte di diritto di un autentico repertorio italiano. Dopo il debutto al Festival dei Due Mondi di Spoleto (con le scene di Giacomo Manzù), il lavoro è stato ripresa in più occasioni anche alla Scala di Milano ed è tornato in scena nelle recenti stagioni con la produzione Daniele Cipriani Entertainment. Con i suoi nuovi interpreti, Susanna Elviretti e Mattia Tortora, solisti della Compagnia Daniele Cipriani, già applauditi in numerosi teatri italiani e internazionali – qui accompagnati dalla musica dal vivo, al pianoforte, di Marcos Madrigal e Alessandro Stella – Prélude à l’après midi d’un faune torna sui nostri palcoscenici con il vigore della contemporaneità che si riappropria del passato e va incontro al futuro.

Segue Suite italienne da Pulcinella, il centenario «ballet avec chant» composto da Stravinskij a partire dalle pagine incompiute di Giovanni Battista Pergolesi: in campo, all’epoca del debutto a Parigi, la squadra vincente formata da Léonide Massine, per la coreografia, e Pablo Picasso, per costumi e scenografia (insieme già in Parade e Le Tricorne). Nella creazione della partitura (da cui, qualche anno dopo, nacque la Suite italienne per violoncello e pianoforte), Stravinskij modificò il proprio sguardo creativo nell’orientamento, ma non nella profondità e nel segno, che rinacquero invece vigorosi e avvincenti. Al centro dell’ispirazione, la maschera immortale di Pulcinella, protagonista della Commedia dell’arte, furbescamente ingenuo e innocentemente scaltro. Nel contrasto tra l’abito spumoso e le curve appuntite del volto, l’universale duplicità degli uomini di ogni tempo: servi e padroni, tragici e comici, vincitori e sconfitti tra le strade pericolanti del mondo.

Nella nuova Suite italienne, firmata nel 2020 da Sasha Riva e Simone Repele, i due coreogra-fi/interpreti ricostruiscono la storia della figura chiave del folklore napoletano: un viaggio intro-spettivo ci riporta al ‘600 dove incontriamo il leggendario contadino Puccio d’Aniello. Questi, che si ritiene ne abbia ispirato il nome, svelerà le sfaccettature dell’enigmatico Pulcinella. A disegnarne i contorni, il costume tratto dal bozzetto di Picasso, ricostruito nei dettagli dall’esperienza e cura di Anna Biagiotti.

Il finale di SOIRÉE RUSSE è affidato alle note di un assoluto capolavoro: La Sagra della Primavera (in francese Le Sacre du printemps) composto da Igor Stravinskij per la compagnia dei Balletti Russi tra il 1911 e il 1913. La creazione ricostruiva un rito pagano di fertilità che si chiudeva con il sacrifico di una giovane per il risorgere della nuova stagione; le note possenti e le melodie penetranti di Stravinskij, insieme alla coreografia spigolosa e ossessiva di Nijinsky, resero infuocato il debutto parigino del 1913, al punto da disorientare gli interpreti e sconvolgere il pubblico. Lo spettacolo tornò in scena poche volte dopo quella prima rappresentazione, ma qualcosa di radicale era ormai accaduto: il febbrile lavoro di Stravinskij/Nijinsky aveva generato un linguaggio coreutico completamente nuovo consegnando alla storia il primo balletto davvero moderno.
In SOIRÉE RUSSE, La Sagra della Primavera va in scena nella versione coreografica di Uwe Scholz, coreografo tedesco prematuramente scomparso nel 2004 all’età di 45 anni: considerato tra le più brillanti menti della sua generazione, era stato giovanissimo direttore del Balletto di Zurigo e, dal 1991, del Balletto di Lipsia.
Dopo aver a lungo ‘evitato’ Le Sacre, Scholz si dedicò nel 2003 ad una doppia scrittura coreografi-ca: sulla versione per pianoforte a quattro mani e sulla celebre versione orchestrale. La prima creazione, spesso considerata come l’eredità autobiografica di Scholz, mostra un unico interprete su cui incombono le enormi immagini proiettate sul fondale: un racconto intimo dai tormentati accenti che parla di vita, solitudine e conflitto, riagganciando il ricordo di Nijinsky e, forse, dello stesso Scholz. Interprete di questo storico e appassionato assolo, nel programma di SOIRÉE RUSSE, sarà Mattia Tortora, giovane solista della Compagnia Daniele Cipriani, sulle note dal vivo al pianoforte di Marcos Madrigal e Alessandro Stella.

Storiche tournée portarono i Ballets Russes in tutta Europa, e poi ancora più lontano, in Sud Ame-rica e negli Stati Uniti: anni di viaggi tra i mari di un mondo che cambiava al loro passaggio, spo-stando i confini di un’arte in espansione. L’incontro tra la cultura russa e il teatro occidentale, alla base del progetto di Diaghilev, generò il fuoco della rinascita, portando la danza al centro di vere e proprie opere d’arte in movimento. SOIRÉE RUSSE celebra questo ideale viaggio, simbolo ed e-sempio di un’arte che guarda oltre l’orizzonte e che annulla ogni distanza.
Per caso e destino, Serghei Diaghilev, che a lungo si era rifiutato di viaggiare in mare dopo che una cartomante aveva predetto la sua dipartita ‘in acqua’, si spense a Venezia il 19 agosto del 1929 e fu sepolto nel cimitero monumentale dell’isola di San Michele. La compagnia dei Balletti Russi si sciolse subito dopo, ma il suo lavoro continuò a vivere per decenni, fruttuoso, moderno e rivoluzionario, in tutto il mondo: una nave in viaggio, per sempre, tra storia, presente e futuro.

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