NAPOLI – In una città blindata per il vertice G20 a Palazzo Reale, a pochi passi dalla storica dimora e per l’esattezza nell’autorevole Antisala dei Baroni del Maschio Angioino, grande successo di pubblico ha destato l’artista Slobodanka Ciric con la presentazione della sua riscrittura del “Cantico dei Cantici”. Un volume edito da “La città del Sole” con la prefazione del professore Pasquale Giustiniani, le illustrazioni di Mila Maraniello e la cura di Silvana Guida che , neanche a dirlo, ha suscitato un enorme interesse tra i tanti presenti . A prendere corpo è stato un incontro moderato dal giornalista e sociologo Giuseppe Giorgio,capace di coinvolgere oltre alla stessa Ciric, il presidente del Consiglio Comunale, Alessandro Fucito; la pittrice Mila Maraniello; la curatrice Guida; la museologa e antropologa, Daniela Marra e il critico d’arte Deborah Di Bernardo. Una presentazione andata avanti nel solco della magia dell’antico testo rivisto con gli occhi moderni della Ciric che tra l’altro, è stata arricchita dai contributi fotografici di Gianni Biccari e dalle trascinanti interpretazioni degli attori Maria Giusy Bucciante e Kurush Giordano Zangaro impegnati nel dare voce e anima alle pagine del “Cantico”. Un lavoro quello di Slobodanka Ciric che partendo dall’introduzione di Pasquale Giustiniani propone una nuova e travolgente visione del celebre e discusso testo contenuto nella bibbia ebraica e cristiana. «Una riscrittura del Cantico – come ha spiegato l’autrice – che rimane un canto d’Amore, per quanto possibile, aderente al testo di partenza. Rispecchia lo stato d’animo di una donna matura che, ormai sola, si trova ad essere alla ricerca di un amore stabile e vero, totalmente alieno al mondo odierno, traviato e travolto da dubbi e incertezze. La mia Sulammita, che nel testo chiamo Liberata (la traduzione del mio nome in italiano), raccoglie in sé reminiscenze di Lilith, di Eva, della Concubina di Levita, di Agar, di Dina, di Tamar, della Figlia di Jefte, di Susanna, di Miriam, di Donna Sapienza e di Donna Follia, della ninfa Siringa e della Dea Ecate e, attraverso il suo cercare l’Amore, vuole raccontare la Storia dell’umanità, confusa e smarrita nella spasmodica ricerca di un Dio da seguire e amare incondizionatamente. Dio non viene nominato mai, ma la sua presenza è costante, celata nei numerosi riferimenti che riportano alle tre principali religioni monoteiste e ad altre politeiste. Nel mio testo si osserva la trasformazione di un viaggio iniziatico in un viaggio compiuto e la descrizione dell’Amato in un inno a Gesù».

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