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Susanna Mälkki per la prima volta al San Carlo

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NAPOLI – Sarà la direttrice d’orchestra finlandese Susanna Mälkki, per la prima volta al San Carlo, la protagonista dell’ultimo appuntamento della Stagione di Concerti 2022/23 del Lirico di Napoli domenica 19 novembre alle ore 19.

Mälkki sarà sul podio per dirigere il soprano Maria Agresta e la compagine orchestrale sancarliana in un concerto di arie di Ludwig van Beethoven (“Ah, perfido!”, scena e aria per soprano e orchestra, op. 65) e Felix Mendelssohn-Bartholdy (“Infelice! Già dal mio sguardo”, op. 94).

Le arie da concerto di Beethoven e Mendelssohn sono rare presenze, nei rispettivi cataloghi dei due grandi compositori romantici, della musica vocale italiana, basate entrambe su testi di Pietro Metastasio utilizzati in opere del Settecento.

Nella seconda parte del concerto è in programma la Sinfonia n. 1 in re maggiore “Titano” di Gustav Mahler.

Il sottotitolo di “Il Titano. Un poema sinfonico in forma di sinfonia”, che accompagnava la prima esecuzione di Budapest, era stato scelto dal compositore pensando al romanzo Der Titan di Jean Paul Richter.

Susanna Mälkki è richiesta ai massimi livelli dalle orchestre sinfoniche e nei teatri d’opera di tutto il mondo. Appare regolarmente con le migliori orchestre in Europa e  Nord America: la Filarmonica di Helsinki (di cui è direttore principale emerito ed è stata direttore principale dal 2016 al 2023), la Filarmonica di Los Angeles, di cui è stata direttore ospite principale dal 2017 al 2022, l’Orchestra di Filadelfia, l’Orchestra di Cleveland, la Filarmonica di New York, l’Orchestra Sinfonica di Chicago, la Boston Symphony, l’Orchestra Sinfonica di Londra, i Münchner Philharmoniker, i Wiener Symphoniker, la Bayerischer Rundfunk e i Berliner Philharmoniker. Su invito di Pierre Boulez, Mälkki è stata anche direttore musicale dell’Ensemble intercontemporain dal 2006 al 2013.

Ha diretto all’Opéra national de Paris, al Teatro alla Scala di Milano, alla Wiener Staatsoper, al Metropolitan Opera, al Gran Teatre del Liceu e alla Royal Opera House di Londra. Nel 2011 Mälkki è stata insignita della Medaglia Pro Finlandia dell’Ordine del Leone di Finlandia, una delle più alte onorificenze finlandesi. È stata insignita del titolo di Ufficiale (2014) e Commendatore (2022) dell’ Ordre des Arts et des Lettres di Francia e nel gennaio 2016 è stata nominata Cavaliere della Légion d’honneur.

Guida all’ascolto

A cura di Ettore Scandolera

Il canto e l’orchestra: tre capolavori dell’Ottocento da Beethoven a Mahler

Questo programma sinfonico è incentrato sul lungo secolo XIX, che coincide con la creazione del Romanticismo musicale nei territori tedeschi e la sua diffusione europea. Si parte infatti da “Ah! Perfido”, un’aria per voce e orchestra composta da Beethoven proprio alla fine del Settecento, su testo di Metastasio, e si prosegue con lo stesso poeta, di cui nel 1832 Mendelssohn musicò come aria da concerto il testo “L’Infelice”. Alla fine del secolo Mahler inaugura la serie delle sue sinfonie con “Il Titano”, dalla lunga gestazione, che in molte parti riecheggia canti popolari e i Lieder dello stesso Mahler.

Beethoven: “Ah! Perfido”, scena e aria per soprano e orchestra op.65

Può sembrare strano collegare la figura di Beethoven, simbolica del Classicismo Viennese eminentemente strumentale, alla tradizione vocale dell’opera italiana settecentesca. In effetti i contatti vi furono, soprattutto negli anni di formazione a Bonn, dove era attivo come maestro di cappella il compositore italiano Andrea Luchesi, che dette al ragazzo le prime lezioni di contrappunto secondo la “scuola napoletana” e probabilmente gli fece scoprire la musica dei maggiori operisti italiani del tempo, come Guglielmi, Paisiello o Salieri. L’aria da concerto “Ah! Perfido” costituisce di fatto, prima della travagliata composizione della sua opera Fidelio, l’unico vero e proprio omaggio beethoveniano a quell’ambiente musicale italiano, ispirato dal testo di un libretto di Pietro Metastasio, Achille in Sciro (recitativo della scena terza del terzo Atto), proprio l’opera che peraltro, nella versione di Domenico Sarro, aveva inaugurato il Teatro di San Carlo nel 1737.

L’articolazione della composizione di Beethoven è quella tipica dell’aria da concerto del tardo Settecento, formata da un recitativo, un cantabile e un allegro conclusivo. Il recitativo iniziale in do maggiore è tratto integralmente dal testo dell’Achille in Sciro; la successiva aria Per pietà, non dirmi addio è nella tonalità di mi bemolle maggiore, ma l’autore di questa parte del testo resta ancora del tutto sconosciuto, così come misteriose sono le circostanze della genesi del brano. In una copia manoscritta, con correzioni autografe, della partitura (copia ora smarrita), si leggeva l’indicazione di mano del compositore: «Recitativo e aria composta e dedicata alla Signora Di Clari». Come conferma anche la descrizione di alcuni abbozzi, l’aria sarebbe stata scritta per una distinta “dilettante” di canto, la diciannovenne contessa Josephine Clary, residente a Praga. Dunque, possiamo immaginare una esecuzione in qualche salotto dell’aristocrazia praghese, con un ridotto organico strumentale ad accompagnare la voce fresca della giovane esecutrice, che, come si conveniva a una esponente dei ceti alti, aveva compiuto solidi studi musicali ma, a causa del suo rango, non poteva praticare il canto in pubblico, o comunque al di fuori del suo ambiente domestico.

L’aria fu eseguita pubblicamente per la prima volta il 21 novembre del 1796 al Teatro am Ranstädter Tor di Lipsia, con il soprano Josepha Duschek in qualità di solista. Un’altra performance degna di nota avvenne il 22 dicembre del 1808, come parte di un concerto di beneficenza a sostegno di Beethoven, che presentò anche per la prima volta la sua Quinta e Sesta sinfonia oltre ad un estratto della sua Messa in do maggiore. In quella occasione la cantante era la diciassettenne Josephine Schultz-Killitschky. Quest’ultima interprete si discostò in diversi punti dalla stesura originale del brano, tanto che a seguito dell’evento non mancarono correzioni e modifiche da parte dell’autore.

L’abilità beethoveniana di evidenziare quegli affetti barocchi che per tutto il Settecento avevano plasmato l’estetica del linguaggio musicale è altissima: la musica accompagna momento dopo momento gli stadi psichici della protagonista, la principessa Deidamia di Sciro, irata con  l’eroe Achille in procinto di abbandonarla per andare a combattere nella guerra di Troia; le emozioni fluttuanti e così rapidamente in cambiamento – la sua ira vendicativa è mitigata a più riprese dall’amore –  sono accompagnate da una musica altamente contrastante fatta di variazioni di tempo e febbrile dinamismo orchestrale. L’Allegro con brio si apre con un’introduzione immediatamente ritmata e in crescendo, cui segue immediatamente l’ingresso del soprano solista sulle parole “Ah! Perfido, spergiuro, Barbaro traditor, tu parti?”, parole che evidenziano tutta la delusione e il turbamento della donna per il comportamento di Achille. Il dolore e la disperazione lasciano a poco a poco spazio alla nostalgia, al ricordo, e all’invocazione degli Dei, in un Adagio in cui la speranza nutre l’anima della protagonista e la musica, solare, limpida e leggera, culla i suoi sogni. L’intrecciarsi continuo di affetti ed emozioni contrastanti si avvicendano per l’intera durata della partitura con una musica i cui contrasti camminano di pari passo con il mutare rapido e frequente della psiche del soprano solista facendo dell’emozione la cifra assoluta di questo piccolo gioiello beethoveniano, troppo spesso dimenticato e troppo raramente eseguito.

 

Mendelssohn: “Infelice! Già dal mio sguardo” Aria da concerto Op.94 MWV H5

Nella storia della musica romantica tedesca la canzone, in tedesco Lied, ha rappresentato dagli inizi dell’epoca romantica un’importante risposta nazionale alla supremazia del canto virtuosistico italiano in Europa, espresso dalla diffusione universale dell’opera, e che più tardi sarebbe stato definito “Belcanto”. In realtà il cammino del Lied si sviluppa in maniera assolutamente indipendente dall’aria d’opera: è una forma di musica tipicamente romantica e più vicina al madrigale italiano del Cinquecento che all’aria di teatro: la musica infatti è durchkomponiert, ossia interpreta ogni sfumatura del testo poetico ed è quindi libera da ogni vincolo formale.

Nella biografia di Mendelssohn il decennio 1830 – 1840 si mostrò assai proficuo per la sua formazione accademica e musicale: oltre alla continua produzione sinfonica e cameristica sempre crescente, abbandonò la città di Berlino per intraprendere un lungo viaggio europeo che portasse a compimento il suo periodo di apprendistato e consolidasse la sua notorietà anche al di fuori delle mura della sua città di residenza, dove tra le altre cose aveva riscontrato un grande successo per aver diretto magistralmente una partitura da tempo caduta in oblio, la Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach, cento anni dopo la sua creazione a Lipsia nel 1727. Fu proprio la figura di Mendelssohn a riportare alla luce numerosi capolavori sepolti dalla storia: oltre alle opere di Bach, egli fece riscoprire in Germania numerosi capolavori di Mozart, dal quale subì, forse più di tutti i classici, una profonda influenza musicale.

L’Op 94. in si bemolle maggiore di Felix Mendelssohn rappresenta una composizione alquanto singolare nel catalogo dell’autore, il quale incarnò principalmente la musica strumentale tedesca del suo tempo, come confluenza del Classicismo tardo settecentesco e del nuovo Romanticismo. La sua prima esecuzione assoluta avvenne nel 1843, a Lipsia, città dove Mendelssohn era già direttore dal 1835 dell’Orchestra del Gewandhaus, e dove fondò, nello stesso anno 1843, il Conservatorio di Musica.

Per quanto riguarda il testo, l’Op 94 rimanda in maniera diretta all’aria “Ah! Perfido” di Beethoven: entrambi i lavori sono modellati su testi di Pietro Metastasio, scritti per voce femminile ed orchestra e retti sulla struttura formale tipicamente teatrale di scena seguita da aria. Il Romanticismo musicale di Mendelssohn appare fin dall’esordio dell’orchestra, in preparazione all’introduzione del soprano. Qui particolare evidenza è data al violino solista, una sorta di secondo protagonista assoluto in scena, e questo strumento avvia nella maniera più efficace un dialogo a due tra musica strumentale e voce  per l’intera durata dell’aria. Le parole descrivono una donna sola che si abbandona ad un canto che racconta con nostalgia di un amore passato, evocando ricordi di memorie felici oramai lontane. Gli episodi musicali si contrastano a vicenda, aderendo in maniera sempre naturale e coerente all’andamento del testo e della voce, accompagnando ed evidenziando nel corso dell’aria quei momenti in cui il carico affettivo si fa sempre più intenso e drammatico. Il compositore disegna così un abile gioco polifonico tra voce ed orchestra, che mette in evidenza tutta le sue abilità tecnico-compositive. Mendelssohn si rivela estremamente abile non solo nella scrittura musicale, marcata da un lirismo che raggiunge vette altissime e sofisticate, ma anche nella creazione di un vestito sonoro che sembra essere cucito perfettamente per aderire alle inflessioni ora struggenti, ora languidamente amorose, della protagonista in scena.

 

Mahler: Sinfonia n.1 in Re maggiore “Il Titano”.

Il mondo musicale del secondo Ottocento si mostra profondamente diviso in correnti ideologiche contrastanti: da un lato una generazione che guardava al futuro, la cui linfa creativa, interessata a un costante rinnovamento della grammatica musicale, proiettava la realizzazione artistica verso l’avvenire; in direzione opposta, invece, l’espressione formalista e conservatrice, avvolta intorno al modello brahmsiano in difesa dei generi del passato che avevano fatto grande l’arte musicale tedesca, e che dovevano continuare ad ispirare la musica del presente e del futuro in coerenza col sistema tonale standard fin ad allora utilizzato.

Questo panorama ricco di stimoli e di idee fu messo in crisi da alcuni compositori, il cui credo espressivo è fortemente combattuto e difficilmente circoscrivibile ad un unico schieramento tra le due correnti.  È il caso di Gustav Mahler, il quale incarna nel panorama culturale e artistico tra fine Ottocento e inizi Novecento, il caso più emblematico di inattualità e di ibridazione espressiva. Durante la sua vita, in realtà, fu universalmente apprezzato e ricordato a lungo dopo la morte soltanto come un grande direttore d’orchestra e non come compositore. La sua carriera ufficiale fu infatti quella di direttore e organizzatore: diresse il teatro di corte di Budapest e di Amsterdam con una importante parentesi a Vienna ed effettuò vari soggiorni nelle principali città degli Stati Uniti.Pienamente riconosciute le doti di direttore d’orchestra, fecero invece molta fatica ad emergere e ad essere apprezzate le qualità del Mahler compositore: l’idea che si aveva della sua musica era quella di una espressione dettata da stili e pratiche desunte dalla opera direttoriale. E a complicare il giudizio dei contemporanei contribuiva la sua scarsa obbedienza a schemi formali usuali e l’oscillazione costante tra tradizione e sperimentazione, partendo da modelli come Wagner e Bruckner.

Mahler compose nove sinfonie più una incompiuta, la decima, di cui completò solo il primo movimento. Cinque delle sinfonie sono per sola orchestra (1,5,6,7,9), le altre richiedono cantanti solisti e coro e quindi l’impiego di testi letterari (2,3,4,8). La Prima Sinfonia “Titano” fu composta tra il 1885 e il marzo 1888. Mahler ne diresse la prima esecuzione il 20 novembre 1889 a Budapest, rivide la partitura nel 1893 e la corresse nuovamente prima di darla alle stampe nel 1899: operò decisivi interventi nella strumentazione, ampliando l’organico e alleggerendo la scrittura per conferire la più essenziale chiarezza alla struttura musicale, all’intrecciarsi dei motivi e alla polifonia. Ulteriori correzioni si trovano nella edizione del 1906, che può essere considerata quella definitiva.

Molto significative sono le trasformazioni del titolo e del suo “programma” apposto originariamente alla Sinfonia che, alla luce dell’esordio assoluto a Budapest nel 1889, fu presentata come “Titan” Sinfonische Dichtung in zwei Teilen (“Titano”, Poema sinfonico in due parti), senza altre indicazioni. La prima parte, recava il titolo Dai giorni di gioventù: fiori, frutti e spine, ed era formata dai primi tre movimenti, mentre, la seconda, Comoedia humana, dagli ultimi due. Il titolo e la struttura resteranno invariati sino all’esecuzione diretta dallo stesso Mahler a Berlino il 16 marzo del 1896: in questa occasione il secondo movimento Blumine verrà eliminato, la struttura sarà semplificata in quattro movimenti e il titolo diverrà semplicemente Sinfonia in re maggiore. Riguardo a questa decisione Mahler scrisse nel 1896: “Il titolo, Titano, e il programma hanno una ragione: a quel tempo i miei amici mi indussero a stendere una specie di programma per facilitare la comprensione della sinfonia. Titolo e programma furono quindi pensati in un secondo momento. Se ora li voglio evitare, non è soltanto per il fatto di considerarli insufficienti e alquanto anodini ma anche perché l’esperienza mi ha insegnato che il pubblico dai programmi e dai titoli è indotto in errore. Succede sempre così!”

Il primo movimento si apre con una introduzione misteriosa e calma, Langsam (Lento), caratterizzata da suoni che rimandano ad una natura che lentamente si risveglia, Wie ein Naturlaut (Come un suono di natura). Il richiamo alla natura perdura anche nell’avvio dell’esposizione, Im Anfang sehr gemächlich – Immer sehr gemächlich (All’inizio molto tranquillo – Sempre molto tranquillo), e sino all’esordio del tema principale, recuperato dal ciclo liederistico Lieder eines fahrenden Gesellen composto dallo stesso Mahler tra il 1884 e il 1885.

A seguire, in origine, vi era l’Andante Blumine sostituito nella versione definitiva da un movimento in funzione di scherzo dal titolo: Kräftig bewegt, doch nicht zu schnell (Vigorosamente mosso, ma non troppo presto).

Il terzo movimento, Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen (Solenne e misurato, senza trascinare), è una grottesca parodia di una marcia funebre nella forma di un canone avviata da un contrabbasso solo in tonalità minore.

A conclusione dell’opera, il quarto movimento Stürmisch bewegt – Energisch (Tempestosamente mosso-energico), rompe bruscamente il clima creato dal movimento precedente con un impetuoso attacco violento e drammatico condotto da ottoni e percussioni in fortissimo. Queste sonorità violente conducono con episodi più calmi ed eterei alla ripresa del tema del Langsam introduttivo, con altri frammenti del primo movimento. L’impetuosità caratterizzante del quarto ed ultimo tempo tornerà per concludere l’intero lavoro in un’atmosfera segnata dal tripudio energico e trionfale.

Il capolavoro mahleriano della Prima fungerà da ispirazione per le future generazioni di autori che rivedranno nella sua scrittura la chiave di svolta del sinfonismo novecentesco; ma cosa avvince concretamente della sua musica? La risposta potremmo ritrovarla in una citazione di Ludwig Schiedermair: “[…] Mahler non ha soltanto una stupefacente padronanza delle tecniche compositive e una personale modalità di espressione musicale, possiede anche il dono di plasmare la musica in senso poetico. È musicista e poeta dei suoni nel senso più nobile della parola. E per questo perché non fa nascere i suoi lavori come musicista assoluto, ma in essi simboleggia le proprie esperienze ed emozioni in veste poetica […]”[1]

 

 

Teatro di San Carlo
domenica 19 novembre 2023, ore 19:00

SUSANNA MÄLKKI

 

Direttore | Susanna Mälkki 
Soprano | Maria Agresta

 

Programma
Ludwig van Beethoven
“Ah! Perfido”, scena ed aria per soprano ed orchestra, op.65

 

Felix Mendelssohn
“Infelice! Già dal mio sguardo”, op.94

Gustav Mahler
Sinfonia n. 1 in re maggiore “Titano”

 

 debutto al Teatro di San Carlo

 

Orchestra del Teatro di San Carlo

 

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