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NAPOLI – Il 27 e 28 febbraio, Alfonso Paola porta sul palco del Nuovo Teatro Sanità Don Giovanni, dall’omonima opera di Molière. Paola, attore e regista dello spettacolo, porta in scena il testo senza stravolgimenti di sorta, se non uno che riguarda la messinscena: l’opera sarà interpretata da un unico attore.

L’artista si farà portavoce, più che dei personaggi, delle emozioni e degli stati d’animo degli stessi, per una messinscena inusuale del grande classico.Don Giovanni, rappresentata per la prima volta nel 1665, subì non poche traversie per il suo carattere fortemente controverso ed enigmatico che addirittura valse a Molière un’accusa di empietà. Il personaggio teatrale di Don Giovanni ebbe origine in Spagna, con Tirso de Molina e il suo El Burlador de Sevilla, e venne poi approfondito e sviluppato dalla penna dall’autore francese. Don Giovanni, prima assurto ad esempio e monito per chi intendeva trasgredire la morale umana e quella divina, divenne quindi un personaggio leggendario. In Molière la comicità si mescola alla più drammatica amarezza. Sono i vizi degli uomini ad esser mostrati, nella consapevolezza di voler ridere di ogni debolezza umana, che contiene in sé tanto l’aspetto comico, quanto il patetico e il tragico. L’intreccio narrativo, architettato dal protagonista e che ruota attorno ad esso, mette in luce le reazioni dei vari personaggi, svelandone la loro vera natura.Il lavoro di Alfonso Paola si concentra sulla scrittura di Molière, che offre una galleria di ritratti umani in cui lo spettatore può ritrovarsi o da cui può rifuggire. Nel suo spettacolo l’artista cerca di astrarre l’essenza di ogni personaggio e proiettarla in un tempo e in uno spazio indefiniti, ma sempre attuali.

Note di regia

«La messinscena del mio Don Giovanni è molto singolare, non è una riscrittura o un adattamento ma si tratta dell’opera originale di Molière, dove però tutti i ruoli vengono interpretati da un solo attore. I personaggi diventano stati d’animo che si contrappongono l’uno all’altro,  a volte sostituendosi a volte integrandosi, proprio come può accadere in un sogno, un incubo o una visione. E proprio come succede in questi casi, l’ordine cronologico degli avvenimenti non ha nessuna importanza come non ha importanza lo spazio scenico che è concepito e organizzato nel maggior vuoto possibile. I fantasmi di Molière riemergono attraverso la sola forza interpretativa dell’attore che ne trasmette sentimenti e stati d’animo. La scrittura di Molière a distanza di secoli non perde la sua forza comunicativa e ognuno di noi può ritrovare qualcosa di sé nelle parole del leggendario protagonista»

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